Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA II
 
 MEROPE e detti
 
 MEROPE
 Su l’orme di Licisco
 vengo dolente madre. Infausto grido
545sparso è d’intorno. È morto il figlio o vive?
 LICISCO
 Ciò che dirti può ’l re, taccia Licisco.
 POLIFONTE
 E a Merope, che ’l chiede, un re nol dica.
 MEROPE
 Crudel! Perché si niega
 un sì giusto conforto ad una madre?
 LICISCO
550Chi più figli non ha, non è più madre.
 MEROPE
 Ah! Lo dicesti pur; morto è ’l mio figlio.
 LICISCO
 A la madre morì, pria che a la vita.
 MEROPE
 E la vita, ch’ei spira, egli è pur sangue
 de le viscere mie.
 POLIFONTE
                                   Tuo sangue ancora
555era quel di due figli.
 MEROPE
                                        Ed io lo sparsi?
 POLIFONTE
 La Messenia lo sa; la fama il dice.
 MEROPE
 Basta che il cor mi assolva e che gli dei
 veggan la mia innocenza e la mia fede.
 LICISCO
 Innocente esser puoi;
560ma la Grecia lo niega.
 POLIFONTE
                                          E un re nol crede.
 MEROPE
 Empio, non sempre esulterai sul pianto
 de l’oppressa innocenza.
 POLIFONTE
 Chi d’infamia ha rossor, fugga la colpa.
 MEROPE
 E chi di colpa è reo, tema la pena.
 POLIFONTE
565Ah! Merope, del tuo, del tuo delitto
 con qual fronte mi accusi? E con qual prova?
 Dal pubblico giudizio eccomi pronto
 a ricever la legge; e dal castigo
 non mi esenti il diadema.
 LICISCO
570Ove il reo non è certo, ognun si tema.
 POLIFONTE
 Ma quel suono festivo odo dal monte?