Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA V
 
 POLIFONTE e LICISCO con seguito di etoli
 
 POLIFONTE
 Custodite il re vostro. (Alle guardie)
 LICISCO
 Re Polifonte, al cui voler sovrano
190di Messenia ubbidisce il nobil regno,
 il re Tideo, che glorioso impera
 su l’Etolia possente,
 m’invia suo nunzio. Ecco la carta ed ecco
 la tessera ospitale e ’l noto segno. (Presenta a Polifonte le lettere credenziali)
195Egli si duol che, contra il dritto e i patti
 di scambievole pace,
 tu rapir gli abbia fatto Argia sua figlia.
 La grave offesa è d’alta piaga impressa
 in cor di re e di padre. Al suo dolore
200diasi compenso. O gli si renda Argia
 o coprirà de la Messenia i campi
 d’armati e d’armi; e pagheran la pena
 d’un atto ingiusto i popoli innocenti.
 Tanto espone il mio re. Qual più ti piace
205scegli, amico o nemico, o guerra o pace.
 POLIFONTE
 Licisco, in brevi note ecco i miei sensi.
 Vendicar si doveva
 con la forza la forza.
 Da l’etolico re perché si niega
210Epitide al suo regno?
 Egli cel renda e noi daremo Argia.
 LICISCO
 Non è più in suo poter ciò che gli chiedi.
 POLIFONTE
 Vani pretesti. Il re Tideo, se pensa
 o farci inganno o intimorirci, egli erra.
215Scelga qual più gli aggrada, o pace o guerra.
 LICISCO
 Come, o dio! Qui non giunse
 l’infausto avviso? E come
 ciò ch’a tutta la Grecia è già palese
 in Messenia si tace?
 POLIFONTE
                                        E che?
 LICISCO
                                                       La morte
220de l’infelice Epitide.
 POLIFONTE
                                        Che narri?
 Morto? Ma dove? E come?
 LICISCO
 Ne la Focide appunto,
 colà dove il sentiero in due diviso
 parte a Dauli conduce e parte a Delfo.
 POLIFONTE
225Stelle! E chi mai versò sangue sì illustre?
 LICISCO
 Vario ne corre il grido;
 e al nostro re, da grave doglia oppresso,
 mesto ne giunse e replicato il messo.
 POLIFONTE
 Cieli! Avete più fulmini? Volete
230altro pianto, altro sangue? Eccovi il mio.
 O stirpe degli Eraclidi infelice!
 Misero regno! Prence sfortunato!
 (Ma s’Epitide è morto, io son beato).
 LICISCO
 Giusto dolor.
 POLIFONTE
                           Sino a più certo avviso
235tacciasi il fiero caso; e la mia reggia
 sia tua dimora.
 LICISCO
                               Intanto
 che risolvi d’Argia?
 POLIFONTE
 
    Non ascolto che furori;
 non rispondo che vendette.
240(Fingo dolore e sdegno e lieto io sono).
 
    Al tradito, a l’innocente,
 degl’infami traditori
 cruda strage un re promette.
 (Oggi ho sicuro il regno e fermo il trono).