Costantino (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 EMILIA e LEONE
 
 EMILIA
 Or di’ che la tua gloria è mia rivale,
 di’ che fingi di amar Flavia che t’ama.
 T’ama ella molto. Il vedo.
590Né vuol dal suo Leon che un picciol dono,
 un cesare, un diadema, un regno, un trono.
 LEONE
 Qual Flavia mi delude, io lei lusingo.
 Tu m’aita e Leon fia tua mercede.
 EMILIA
 Che vorresti?
 LEONE
                            Il tuo braccio e la tua fede.
 EMILIA
595(Forse a Fausta convien). Di’, come? E dove?
 LEONE
 Tu delle auguste stanze
 non sei custode? (A mio favor la traggo).
 EMILIA
 N’ebbi l’onor. (Credula ancor mi fingo).
 LEONE
 Mi sarai fida all’uopo?
 EMILIA
600Nol so. Sei troppo ingrato. Orsù, Leone,
 vediam chi pria si stanchi,
 tu della tua perfidia, io della mia
 cieca semplicità. Di me disponi.
 LEONE
 A miglior tempo. Intanto
605qui del nobile impegno io mi assicuro.
 EMILIA
 Nol merti. Non ti credo; e pur tel giuro.
 LEONE
 
    Vedrai le arene in ciel,
 le stelle in mar;
 ma non vedrai mancar
610mai la mia fede.
 
    Eterno nel mio cor
 l’amor per te vivrà.
 (Quanto s’ingannerà
 s’ella mi crede!)