Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA III
 
 ARMIDORO
 
 ARMIDORO
1015Pegno di fede un bacio? Occhi il vedeste?
 E lo diede Agarista? E l’ebbe Alceste?
 Una sposa, un amico
 mi han tradito così? Dunque io dovea
 la chiarezza oscurar del sangue mio
1020con gl’imenei d’una beltate impura?
 Sorte fu ciò che vidi e non sciagura.
 Tu ricalcitri, o cuor? Tu le tue fiamme
 con quelle del mio sdegno ancor bilanci?
 Sento che vincer vuoi; né ben a tanta
1025perdita sai risolverti e ti piace
 ancor d’amante, ancor d’amico il nome.
 Ma confonder ti voglio,
 se vincer non ti posso. Ecco mi accingo
 a portar lunge il piè da queste soglie,
1030per non mirar più mai
 un empio amico, una lasciva moglie.
 
    D’oscure foreste,
 di sorde tempeste
 la fierezza tenterò.
 
1035   E vedrò
 d’un amico sì crudele,
 d’una sposa sì infedele
 per me oggetto meno acerbo
 farsi l’orride belve e ’l mar superbo.