Costantino (Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 FAUSTA e LICINIO
 
 FAUSTA
 (Mi assisti, o mia virtù). Duce, è tuo affanno
245che intrepida io ti parli e Fausta (oh dio!)
 di Flavia agl’imenei Licinio affretti?
 LICINIO
 (Oh ciel!) Non è mia pena
 che Fausta a me favelli;
 ma ch’io risponder debba a Fausta augusta,
250questa è gran pena mia, questa è mia morte.
 FAUSTA
 Ah, sii più giusto. Intendo
 i rimproveri tuoi, le tue querele.
 Sono augusta, egli è ver; ma questo nome
 non costa all’alma mia quel d’infedele.
 LICINIO
255Rimproverar la mia sovrana? Al trono
 la mia ragion non giunge. Anche infelice,
 tradito ancor, so che vassallo io sono.
 FAUSTA
 Tradito ma da’ fati. Odi, o Licinio.
 L’augusta, la sovrana
260si tolgan per momenti agli occhi tuoi.
 Teco qui Fausta è sola. A lei rinfaccia
 i tradimenti suoi. Dimmi che il soglio
 fu l’amor mio, ch’io stessa
 ti perdei senza duol. Chiamami ingrata.
265Accusami sleal. Dimmi, se il puoi,
 di’ che non ho pietà de’ mali tuoi.
 LICINIO
 Tanto non osa il labbro;
 ma il povero mio cor Fausta condanna.
 FAUSTA
 E Fausta si discolpa.
270Di’, che potea mia fé contro la forza
 di Costantin? Contro il voler di un padre,
 l’amor mio che potea? Da te lontano
 che mai sperar? Come sottrarmi a un nodo
 formato dal destin? Voi lo sapete,
275santi numi del ciel, se all’are vostre
 fasto mi trasse o dura legge. Questa,
 Licinio, è la mia colpa. Or di’ s’io sono
 un’empia, un’incostante.
 Il duol di Fausta sposa
280sia la prova maggior di Fausta amante.
 LICINIO
 Dunque sperar mi lice...
 FAUSTA
 Nulla, nulla mai più. Ti basti, o duce,
 saper che ci perdiam con duolo eguale.
 Tu me sul trono, io te di Flavia in seno.
 LICINIO
285E Fausta mel consiglia?
 FAUSTA
 Grande necessità vuol gran virtude.
 LICINIO
 Perder con la tua man anche il tuo core?
 FAUSTA
 Segue il mio cor di Costantin la moglie.
 LICINIO
 Poco ti costa aver pietà del mio.
 FAUSTA
290Poco? La gloria mia costar potrebbe.
 LICINIO
 Fausta, mio ben, mia vita...
 FAUSTA
 Taci, Licinio, taci.
 LICINIO
                                   Ahi, legge ingiusta!
 FAUSTA
 Fausta non è più sola. Or parla augusta.
 Te cesare sul trono
295guida la man di Flavia. A lei la fede,
 a lei reca il tuo amore. Augusto il vuole.
 Io te ne prego; e quando
 il pregarti non giovi, io tel comando.
 LICINIO
 Soffri almen che infelice, abbandonato...
 FAUSTA
300Non più, duce, non più. Quanto ti lagni
 tanto mi fai pietà della tua sorte;
 e più che son pietosa, io son men forte.
 
    Non è il tuo cor, non è
 né solo a sospirar
305né a pianger solo.
 
    Alla pena, al duol di te
 risponde il mio penar,
 parla il mio duolo.