Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VIII
 
 FLAVIA, EMILIA e LEONE
 
 EMILIA
 Resta, o perfido.
 LEONE
                                 Va’. Trionfa. Godi.
 EMILIA
 In me col braccio mio punisce il cielo
 d’Emilia il falso amante,
1495di Licinio e di Fausta
 l’empio impostore e l’assassin d’augusto.
 Non dessi a tante colpe
 men d’una scure. Va’; ma se il sottrarti
 al colpo vergognoso ancor t’è caro,
1500vedi, quello è un velen, quello un acciaro.
 LEONE
 Flavia, mia Flavia...
 FLAVIA
                                       Io tua? Serba la fede
 ch’ad Emilia giurasti.
 LEONE
                                          Ov’è il tuo amore?
 FLAVIA
 Ove il soglio promesso a le mie piante?
 LEONE
 Mi tradì la fortuna.
 FLAVIA
1505Mal si lagna tradito un traditore.
 LEONE
 Tuo voto e cenno tuo fu il mio delitto.
 FLAVIA
 Come? Rea farmi vuoi de la tua colpa?
 LEONE
 Tu, Flavia, m’imponesti
 il tentar la mia sorte.
 FLAVIA
1510Col merto e con la fede
 e non col parricidio ella si tenta.
 LEONE
 Deh! Rimira in Leone
 il tuo amante infelice.
 FLAVIA
                                           In Costantino
 il mio cesare io veggo e ’l mio germano.
 LEONE
1515Morrò, crudel.
 FLAVIA
                             Qui t’apre il ciel due strade,
 onde uscir da l’infamia. Empio vivesti;
 incomincia morendo ad esser giusto.
 Prevenga il tuo furor l’ire d’augusto.
 
    Io per un traditor,
1520io per un infedel
 non ho più in seno amor,
 più fede in sen non ho.
 
    Di un empio, di un crudel
 non posso aver dolor,
1525pietà mostrar non so.