Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VII
 
 FAUSTA ed EMILIA
 
 FAUSTA
1230Fati crudeli!
 EMILIA
                          Augusta,
 Leon, che in Massimiano
 il giudice e ’l nemico aver dovria,
 dal giudice ha lo scampo,
 del nemico ha il favor. Libero il vidi.
 FAUSTA
1235(Mio timor, tu mi uccidi).
 EMILIA
 Il vidi; e in questa notte alle tue stanze
 mi richiese l’ingresso.
 FAUSTA
 L’ingresso! (Ahi sposo! Ahi padre!) E ’l promettesti?
 EMILIA
 Per tradir, se ti giova, il traditore.
 FAUSTA
1240Si minaccia in quell’ore il sen d’augusto.
 EMILIA
 A cesare si scuopra
 il tempo, il loco, il braccio, ond’è tradito.
 Teco sarò a l’accusa. Io teco a l’empio
 rinfaccerò la colpa.
1245Andiam. Non soffre indugi un mal estremo.
 FAUSTA
 Ferma. Non è Leone il solo rischio
 di Costantino. Un reo più forte io veggio.
 EMILIA
 Si accusi il traditor.
 FAUSTA
                                       Tradir nol deggio.
 EMILIA
 T’intendo. Egli è Licinio.
 FAUSTA
1250Tanto mai non osò quell’infelice.
 EMILIA
 Eh! Dillo. Egli è Licinio. In me confida.
 Parla; salvo il vorresti?
 Salvo ei sarà. Fausta l’imponga. Emilia
 ha forza e libertà, fede e valore.
1255Parla. È tua questa man, tuo questo core.
 FAUSTA
 Licinio è il mio spavento,
 non perché reo, perché innocente; ed io,
 se lo salvo, l’uccido.
 Se il colpevole accuso, iniqua sono;
1260son rea se il taccio. Inique stelle, avete
 influssi più funesti? Ogni virtude
 è una furia al mio core. Ogni dovere
 fassi mio tradimento. Ogni mio scampo
 diventa fellonia. Son senza colpa;
1265ma tu, barbaro ciel, voi, stelle ingrate,
 perfida mi volete, empia mi fate.
 
    Alma, di’, che far si può?
 Tuo spavento, tuo duolo, tua colpa
 è il rispetto, l’amor, la pietà.
 
1270   Che risolvo? Ancor nol so.
 Il dover, la virtù, la discolpa
 è rimorso, è delitto, è viltà.