Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA III
 
 FAUSTA e li sudetti
 
 COSTANTINO
 Vieni, Fausta. Or è tempo, ora è dovere
 ch’il tuo amor qui risplenda.
1015Vedi. Quegli è Licinio,
 tuo difensor, tuo amante. Or via, difendi
 tu ancor la sua innocenza;
 ma ne la sua difesa,
 pensa che parli a un padre e ad un marito
1020vilipeso da te, da te tradito.
 FAUSTA
 Padre e signor, che d’ira grave accesi
 sedete a giudicarmi e figlia e sposa,
 da me non attendete
 le discolpe del duce e non le mie.
1025Quel foglio è nostra accusa. Ei de la nostra
 secreta intelligenza a voi fa fede.
 Ambo siam rei. Comune
 è in entrambi la colpa;
 ma l’averla commessa è nostra gloria.
1030La virtù vi acconsente;
 l’alma non n’ha rimorso;
 e chiamandosi rea, sa ch’è innocente.
 COSTANTINO
 Quale innocenza? Di’, de la congiura
 era capo Licinio. Assassinarmi
1035questa notte ei dovea.
 Noto a Fausta era il colpo e mel tacea.
 FAUSTA
 T’inganni. A te lo giuro.
 D’altra man sovrastava il fatal colpo.
 MASSIMIANO
 Ah! Perfida, da qual? Compisci e parla.
 FAUSTA
1040Più dir non mi è permesso.
 MASSIMIANO
 Mal difendi tacendo
 del tuo amante la vita e l’innocenza.
 Parla. O tutto qui scuopri ’l grave eccesso
 o reo n’è ’l duce e tu pur rea con esso.
 LICINIO
1045Signore, ancor ten priego,
 non forzarmi a parlar. Rispetta in Fausta
 la virtù, per cui tace,
 o Licinio dirà...
 COSTANTINO
                               Che dir potrai?
 MASSIMIANO
 Lascia, lascia ch’ei parli. Udiam sin dove
1050giugnerà il suo furor, la sua insolenza.
 Dacché Fausta macchiò dell’onor mio...
 LICINIO
 Ah! Si rompa una volta
 il silenzio crudel. Fausta, perdona.
 Più soffrir non si dee da’ falli altrui
1055oppressa l’innocenza. Invan tu cerchi,
 cesare, l’empio autor de la congiura.
 Vedilo in Massimiano.
 COSTANTINO
 Massimian mi tradisce?
 FAUSTA
                                               (O dei! Son morta).
 MASSIMIANO
 Il colpo mi sorprende. (Si leva da sedere)
1060Non so che dir. Non so che oppor. Licinio
 accusato mi accusa.
 Su, mio giudice ancor siediti al fianco (A Licinio)
 del tuo augusto e del mio. Reo già mi rende,
 signor, la gloria mia. Reo quel rifiuto
1065che dal crin mi strappò l’augusto alloro.
 Ah! Perfido. Ah! Sacrilego. Vorresti
 veder salva la figlia e morto il padre.
 Vorresti... In sol pensarlo orror ne sento.
 O Fausta! O nozze! O amore! O tradimento! (Ritorna a sedere)
 LICINIO
1070Chi dal trono una volta...
 COSTANTINO
 Non più. Venga Leone. Ei qui risponda (Partono alcune guardie)
 per l’innocenza e l’impietà confonda.
 MASSIMIANO
 A che da’ congiurati
 prova cercar de la mia colpa? Fausta,
1075Fausta or favelli. È tempo
 che, malgrado a natura, amor trionfi.
 Parla, su, dal tuo core
 ogni pietade esiglia;
 e per salvar l’amante
1080scordati d’esser moglie e d’esser figlia.
 Che fai? Che non rispondi?
 FAUSTA
 
    Non rispondo. Mi confondo.
 Rea se parlo, rea se taccio.
 Tutto è colpa al mio pensier.
 
1085   Mi tormenta, mi spaventa
 con un foco, con un giaccio
 il voler e ’l non voler.