Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA II
 
 COSTANTINO e li sudetti. Guardie
 
 COSTANTINO
 De l’infame congiura è alfin palese
960l’iniquo autor. Tu meco
 innorridisci, Massimiano, e senti
 da qual man l’empio colpo uscir dovea.
 MASSIMIANO
 Spesso la men sospetta è la più rea.
 COSTANTINO
 Fausta, tua figlia, anch’ella
965complice è de la trama.
 MASSIMIANO
 Fausta!
 COSTANTINO
                 Ah! Nol fosse. Io son da lei tradito;
 ed un perfido amor chiede a l’iniqua
 il sangue d’un augusto e d’un marito.
 MASSIMIANO
 Ahimè! Signore, in Fausta
970risparmia Massimiano. Ella è mia figlia.
 De l’impostura in onta,
 prova di sua innocenza è ’l sangue mio.
 COSTANTINO
 E pur l’ingrata, o dio...
 LICINIO
                                            Ciechi sospetti
 forse, signor, ti fanno...
 COSTANTINO
975Non parlar, traditore.
 LICINIO
 Io?
 COSTANTINO
          Sì, t’infingi invano. Ecco un tuo foglio.
 Lo riconosci?
 LICINIO
                           O cieli!
 COSTANTINO
 Leggi, signor. Vedi s’io mento e vedi (Dà la lettera a Massimiano)
 se ugualmente son rei Licinio e Fausta.
 MASSIMIANO
980(Licinio mi tradia).
 LICINIO
 (O sventura!)
 MASSIMIANO
                            (O perfidia!)
 COSTANTINO
                                                      (O gelosia!)
 MASSIMIANO
 Tuo è questo foglio?
 LICINIO
                                       A Fausta
 dettolo il mio dover.
 MASSIMIANO
                                        Chiami dovere
 mancar di fede? Assassinar spergiuro
985chi in te l’avea? Trar del tuo fallo a parte
 l’augusta figlia? In questo
 io adempio al mio dover? Tu adempi al resto?
 COSTANTINO
 E ben Fausta il compia. Perché nascosto
 fosse con l’empia carta il mio periglio,
990che non fe’? Che non disse? Usai la forza
 e non cedé che a le minacce e a l’onte.
 MASSIMIANO
 O figlia scellerata! O iniqua donna!
 LICINIO
 Signor, la sua virtude...
 COSTANTINO
 L’ha sedotta il tuo amor. Complice teco
995era del tradimento e mel taceste.
 LICINIO
 Di questo tradimento a te ne renda
 ragion tutto il mio sangue. Ella è innocente.
 COSTANTINO
 Taci; la tua difesa è sua condanna.
 LICINIO
 Voi, sommi dei...
 MASSIMIANO
                                  Taci, o fellon. Mal chiami
1000i numi in sua discolpa,
 quando contro di lei parla un tuo foglio.
 LICINIO
 Massimian. Ben m’intendi.
 Non forzarmi a parlar. Fausta mi è cara.
 Tu le sei padre. O più mi temi o taci.
 COSTANTINO
1005No no, da Massimiano
 giudicata ella sia. Siedi. Tu stesso
 qui in breve le sarai giudice e padre.
 MASSIMIANO
 Padre non più ma giudice severo
 qui l’attendo e m’assido. (Siede Massimiano)
1010Siedi tu meco, o Costantino, e giusto
 sostieni l’ira mia col tuo furore! (Siede Costantino)
 Pera chi a te, chi a me fu traditore.