Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VIII
 
 EMILIA e LICINIO
 
 EMILIA
 Come, signor? La man di Flavia e ’l trono
 non vagliono per te Fausta perduta?
 LICINIO
810Albino, in questo core
 non succede altro amore a quel di Fausta.
 EMILIA
 Ma l’amar senza spene...
 LICINIO
 Mostra eterno l’amor. Sinché al ciel piacque,
 esca al mio foco eran di Fausta i rai.
815Or di lei, moglie augusta,
 servo a la gloria, a l’innocenza; e fuggo,
 tiranno del mio core, anche i suoi guardi.
 EMILIA
 Nobile amor!
 LICINIO
                            Tu servi, Albino, a questa
 necessaria virtù. Reca a la bella
820da Licinio vassallo,
 non da Licinio amante, in questo foglio
 ciò che val de l’impero
 l’alto riposo e la comun salvezza. (Le dà una lettera)
 EMILIA
 È mia legge il tuo cenno.
 LICINIO
 
825   Dille ch’io l’amo,
 dille ch’io peno;
 ma nel mio seno
 puro e innocente
 tace l’amore.
 
830   Se col labbro dir nol sai,
 lo dirai con questo ardente
 mio sospir che vien dal core.