Costantino (Pariati), Venezia, Rossetti, 1711

 ARGOMENTO
 
    I motivi, che indussero Massimiano a rinunziare con Diocleziano l’imperio, e ’l pentimento, ch’egli ebbe dopo una sì grande rinunzia, son troppo noti nell’istoria romana, onde qui s’abbia ad instruirne il lettore. Per l’intelligenza del presente drama, basterà dire che dopo la serie di molti anni Costantino, che poi dalle sue insigni operazioni meritò il sopranome di Grande, essendo pervenuto all’imperio, prese in moglie Fausta, figliuola di Massimiano, il quale non per altro gliela concedette se non per aver un piede su quel trono medesimo, dal quale egli era disceso. Il famoso Lattanzio, nella sua celebre opera De mortibus persecutorum al capitolo 30, riferisce che Massimiano, sedotto da una cieca ambizione, stimolò con varie arti la figlia a tradire il marito ed a lasciare di nottetempo aperto l’ingresso nelle stanze di Costantino, accioché e’ potesse torlo di vita a man salva, promettendole in ricompensa più degno marito. Come l’imperatrice salvasse il consorte e deludesse la perfidia del padre si vede dall’istoria e, con poca diversità, anche dal drama. L’esito di questo fatto fu la morte di Massimiano. Sulla tessitura di questa azione, la quale fu parimente con molta felicità maneggiata da Tommaso Corneille nella sua tragedia di Massimiano, la storia ci ha somministrato il personaggio di Licinio, il quale fu poi marito d’una sorella di Costantino. Il rimanente è invenzione. La scena è in Marsiglia, dove tal fatto anche avvenne.