Scipione nelle Spagne, Venezia, Pasquali, 1744

 LICENZA
 
 Al maggiore Scipione applauso e pregio
 diede l’età vetusta;
 e a te, massimo Carlo, il dà la nostra
1645e il darà la ventura. Egli di forte
 e di saggio e di giusto
 ne’ titoli si onora; e a lor tu aggiugni
 quei di pio, di felice e quanti mai
 n’ebbe in guerra od in pace alma reale.
1650Ei dall’Africa vinta
 trasse quel nome, onde più chiaro ei suona.
 E per tante da te genti già dome
 tu l’odrisio, il pannonico tu sei,
 tu il dacico... E chi puote
1655annoverar di tua grandezza i fasti
 che confondon col numero e col vero?
 Né d’uopo è che la lode
 per te giunga a mentir. Per Scipio il fece
 che lo disse e il vantò figlio di Giove.
1660Tu, degli austriaci eroi germe sublime,
 tai cose oprasti che han di false aspetto,
 tanto passan del vero oltre i confini;
 talché forza è in narrarle,
 col dir meno del ver, fede ottenerne.
1665Ma qual l’epico vate
 fia per cui salga all’etra il tuo gran nome.
 Scipio in Ennio il trovò. Questo sol vanto
 manca al tuo onor, degno di Carlo il canto.
 
    Qual rimbomba, eroica tromba
1670al tuo nome, augusto Carlo?
 Taccian gli altri. Egli a sé stesso
 degna tromba è sì gran nome.
 
    Può sua gloria a pien lodarlo;
 e virtù rammenta in esso
1675i trofei che più del serto
 crescon fregio alle tue chiome.
 
 CORO
 
    Carlo, il tuo nome augusto
 e il pregio tuo maggior.
 
    Ch’egli si lodi è giusto;
1680ma a pareggiar tua fama
 erger si può la brama,
 giunger non può il valor.