Scipione nelle Spagne, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 SCIPIONE con seguito e poi MARZIO con seguito
 
 SCIPIONE
 Di Luceio alla vita
 diedi i cenni opportuni. Or Marzio venga.
 MARZIO
 Tolga il cielo, o signor, che tu condanni
1310rei di spirto fellon Marzio ed il campo.
 Per Scipione e per Roma
 zelo abbiamo ed ossequio; e se in Luceio
 un nimico si cerca e questa è colpa,
 sino la nostra colpa ha la sua gloria.
1315Tu, che ancor tra nimici
 rispetti la virtù, l’ami in Luceio;
 e quel capo, che un giorno
 esser potria per noi fatal, difendi.
 Tu il difendi e si salvi.
1320Chi ha l’amor di Scipion, degno è del nostro.
 Io lo trarrò fuor delle tende illeso
 e fin dove a lui piaccia
 scorta ne avrà da me sicura e fida.
 Tanto prometto. Il solo
1325premio dell’opra mia chieggo in Elvira.
 Rendimi questa e salverò Luceio.
 Ma senza Elvira, al militar tumulto
 forza non fia che il reo nimico invole;
 e scampo a quella vita
1330Scipio trovar non può; Marzio nol vuole.
 SCIPIONE
 Venga Elvira. Tribuno, (Alle guardie)
 e donde avesti autorità cotanta
 da impor leggi al proconsolo? Al tuo duce?
 Roma non te la diede,
1335né la soffre Scipion. Pur questi ed altri
 tuoi gravi eccessi or simular conviene.
 N’hai la mia fé; ma verrà tempo; e ancora
 quella fronte vedrò, tanto or superba,
 abbassarsi al mio piede
1340ed implorar da mia clemenza in dono,
 di che indegno già sei, vita e perdono.
 Ciò che intanto io risolva, udrai fra poco.
 Ritirati e lo attendi.
 MARZIO
 
    O mi rendi il bel ch’io spero
1345o al feroce odio guerriero
 esca ad esca aggiungerò.
 
    Da me aspetta
 o l’amore o la vendetta
 quella pace che non ho.