Scipione nelle Spagne, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XX
 
 SCIPIONE, LUCEIO ed ELVIRA
 
 SCIPIONE
 Tanto ardisti, o Luceio?
 LUCEIO
                                              In che mi accusi?
 ELVIRA
 (Preservatelo, o dei!)
 SCIPIONE
                                         Nome e fortuna
 mentir nimico? Entrar nel roman campo?
 Nelle stesse mie stanze?
 LUCEIO
1110Ma nulla oprai di che temere io possa,
 di che tu condannarmi.
 SCIPIONE
 Star mio rivale a lato
 di Sofonisba?
 LUCEIO
                            Anche rival, ti apersi
 strada a quel core e tuo lo feci.
 ELVIRA
                                                         (O caro!)
 SCIPIONE
1115Perché cederla a me?
 LUCEIO
                                          Perché amar deggio
 più di lei la mia gloria e il mio dovere.
 SCIPIONE
 (Somma virtù che fa arrossir la mia!)
 Vanne. Fuor della reggia
 non trarre il piè. Colà ben tosto udrai
1120ciò che Scipio risolva.
 LUCEIO
 Qualunque sia del tuo voler la legge, (A Scipione)
 vedrai sempre Luceio,
 e me ne assolva l’amor tuo pudico, (Ad Elvira)
 fedele amante e generoso amico. (A Scipione)
 
1125   Tra un amico ed un’amante
 sino all’ultimo respiro
 il mio cor dividerò.
 
    E spergiuro od incostante,
 non l’onore e non l’amore
1130per viltà mai tradirò.