Scipione nelle Spagne, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 SCIPIONE e i sopraddetti
 
 SCIPIONE
 Incerto di sé stesso
 sta in pena l’amor mio. Tu ne decidi
955l’ultima sorte, amico. (Luceio si avanza verso Scipione e Sofonisba sta come in disparte)
 LUCEIO
 (O dio!) Leggi, o signor, su quel bel volto
 la tua felicità. Tua è Sofonisba.
 SOFONISBA
 (Crudel!)
 SCIPIONE
                     Mia Sofonisba?
 LUCEIO
 A’ miei preghi, al tuo merto
960cedé quel cor.
 SCIPIONE
                            Me fortunato!
 LUCEIO
                                                        Dillo, (A Sofonisba)
 dillo tu stesso ancor, labbro amoroso;
 chiamalo tuo signor, dillo tuo sposo.
 SOFONISBA
 (L’odo e resisto?)
 SCIPIONE
                                   E sarà ver che alfine (Accostandosi a Sofonisba)
 Scipio a Luceio in quel bel cor succeda?
965Non mel tacer. Non mi celar quegli occhi. (Sofonisba rivolge gli occhi ad altra parte, piangendo)
 E lascia che da loro
 quanto puossi goder ne’ miei trabocchi.
 SOFONISBA
 Scipion... (Più dir non posso). (Sofonisba si volge a Scipione e poi fa lo stesso che prima)
 LUCEIO
                                                          Ella mi accora.
 (Ma si adempia il trionfo e poi si mora). (Luceio si mette in mezzo a Scipione e a Sofonisba)
 SCIPIONE
970Tersandro, onde quel pianto?
 Onde mai quel silenzio?
 LUCEIO
                                               A’ tuoi diletti
 non si oppone, o signor, che il suo Luceio.
 SCIPIONE
 Luceio è morto.
 SOFONISBA
                                E tutta, (A Scipione)
 tutta m’empie di lui la sua memoria.
 LUCEIO
975No, di’ la fiamma sua. Vive quel prence.
 SCIPIONE
 Vive Luceio? (A Sofonisba)
 SOFONISBA
                            È vero (A Scipione)
 ma nell’anima mia ch’era suo spirto.
 Caro, non ti scoprir. (Piano a Luceio)
 LUCEIO
                                        Vive in Cartago, (A Scipione)
 anzi al tuo fianco; e tu lo vedi e il senti.
 SCIPIONE
980Dove? Come?
 SOFONISBA
                             (O perigli!) Eccolo, o duce.
 In questi occhi lo vedi, ancor ripieni
 dell’imagine sua. Ne’ miei lo senti
 mesti sospiri. Abbi di me pietade. (Piano a Luceio. Scipione si mette in atto pensoso)
 LUCEIO
 Dover mi sforza. O corrispondi o parlo. (Piano a Sofonisba)
 SOFONISBA
985(Empia necessità!)
 SCIPIONE
                                      Dunque morranno (Come da sé)
 così le mie speranze? E Sofonisba,
 benché preghi Tersandro, è ancora ingiusta.
 LUCEIO
 Che tardi più? Proconsolo di Roma... (Piano a Sofonisba, poi a Scipione)
 SOFONISBA
 (Ei si perde).
 LUCEIO
                            Io quel sono...
 SOFONISBA
990Quegli tu sei che all’onde
 mi togliesti pietoso.
 Allor nel tuo voler, ben mi sovviene,
 deposi il mio. Più non contendo e serbo
 la data fede. Ei tua mi vuole, o duce;
995e tua sarò.
 LUCEIO
                      (Son morto).
 SCIPIONE
 Care voci, voi siete il mio conforto.
 SOFONISBA
 Sì, tua sarò. Se poi verrà quel giorno (Piano a Scipione, poi a Luceio)
 che a te spiaccia, o Tersandro, il fatal nodo,
 nodo che offende il tuo Luceio e il mio,
1000te sol ne accusa e di’:
 «Sofonisba era fida
 ed io, in onta di amor, volli così».
 
    Se mai quell’alma amante
 si lagnerà di me,
1005rigetterò su te la mia discolpa.
 
    Io le serbai costante
 amore e fedeltà,
 sinché la tua amistà si fe’ mia colpa.