Scipione nelle Spagne, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 CARDENIO e poi LUCEIO
 
 CARDENIO
 Gran virtù, se in Tersandro
 trovo il rival. Quanto opportuno ei giunge!
 LUCEIO
 (Ma se oprai con virtù, di che mi dolgo?)
 CARDENIO
775Non ti aggravi, o Tersandro,
 se da cupi pensieri io ti distolgo.
 LUCEIO
 Prence, che mi si chiede?
 CARDENIO
 A magnanimo petto
 non è il fregio minor l’esser sincero.
 LUCEIO
780Vile è chi nega il vero.
 CARDENIO
 Piacemi. Or di’. Nell’ultimo conflitto
 Luceio non cadé?
 LUCEIO
                                   (Quale richiesta?)
 CARDENIO
 (Si turba).
 LUCEIO
                       Ei ne uscì illeso.
 CARDENIO
                                                       Entro Cartago
 ei spira in libertade aure di vita.
 LUCEIO
785È ver. (Sono scoperto).
 CARDENIO
 Né langue in lui la fiamma
 che in sen per Sofonisba amor gli accese.
 LUCEIO
 Non può spegnerla in lui tempo, né morte.
 CARDENIO
 (Ora, cor mio, sii generoso e forte).
790Ah principe! Ah Luceio! Il grado e il nome
 ben puoi mentir, l’alto valor non mai,
 che dall’opre, dal labbro e dal sembiante,
 quasi raggio per vetro, in te traluce.
 Tu sei Luceio, il grande eroe...
 LUCEIO
                                                         Piuttosto
795di’ l’infelice e grande
 sol ne’ suoi mali.
 CARDENIO
                                  In questi
 non si conti il mio amor, né l’odio mio.
 Mosso tu dall’innata
 tua nobiltà, me di catene hai tolto,
800per te Scipio mi cede
 de’ miei voti il più caro, anzi de’ tuoi;
 e a prezzo del tuo duol me fa beato.
 Ma nol sarò. Già sveno
 così belle speranze al mio dovere.
805Sofonisba ricuso. Amarla io posso,
 più non posso accettarla. Ella è tuo merto;
 e tuo acquisto anche sia,
 in onta ancor d’ogni speranza mia.
 LUCEIO
 Cardenio, il solo bene,
810che tormi non poté fortuna avversa,
 era la mia virtù. Tu col gran dono
 mel vuoi rapir. Vil, se l’accetto, io sono.
 Godi pur...
 CARDENIO
                       No, del tuo
 magnanimo pensiero
815tu segui il calle. Anch’io
 libero corro ove mi chiama il mio.
 LUCEIO
 Deh! Non voler...
 CARDENIO
                                  Giugne Scipione.
 LUCEIO
                                                                    O pene!
 (Sin nell’altrui virtude odio il mio bene).