Il Narciso, Ansbach, Kretschmann, [1697]

 SCENA III
 
 URANIO e CIDIPPE
 
 URANIO
 A che, ninfa, a che fuggi!
 Son io libico mostro?
 Son io serpe...
 CIDIPPE
                             A’ miei lumi
 più di serpe e di mostro
310terribile, importun, tu ancora tenti
 nel bollor del mio sdegno
 la sofferenza mia? Partiti, fuggi.
 URANIO
 In che t’offesi?
 CIDIPPE
                              E che? Vinta mi credi
 da un paterno comando? È quest’il modo
315di farti amar? La forza,
 più che una lunga servitù, ti affida?
 Così t’insegna amor? Partiti, fuggi.
 URANIO
 Il tuo rigor...
 CIDIPPE
                          Non cede
 a sì deboli assalti e non sì tosto
320ciò che ti niega il cuor t’impetra il padre.
 URANIO
 Deh per l’antico ardor, ninfa, m’ascolta,
 son pur io quello stesso
 che ognor t’amò, che tu altre volte amasti!
 Questo è pure quel sen, questo è quel volto.
 CIDIPPE
325Che follie mi rammenti? Eh che sei stolto?
 
    Quando t’amai?
 Quando giurai
 a te la fede?
 Sei mentitor.
 
330   Se mai diss’io
 che tu sol eri
 l’idolo mio,
 parlai col labbro
 ma non col cuor.