Scipione nelle Spagne, Vienna, van Ghelen, 1722

 SCENA XIII
 
 MARZIO e detti
 
 MARZIO
 Duce, che risolvesti?
 LUCEIO
                                        A me ti volgi,
 Marzio, e rispondi. Elvira
 vuoi che resa a te sia?
 MARZIO
                                           Questo è ’l mio voto.
 LUCEIO
 E me fuor di Cartago e fuor del campo
1450salvo trarrai?
 MARZIO
                            Questo n’è ’l prezzo e ’l giuro.
 LUCEIO
 Ecco. Elvira è già tua.
 ELVIRA
                                          Torno a’ tuoi ceppi.
 SCIPIONE
 E vi assente Scipion.
 CARDENIO
                                         (Soffrir conviene).
 MARZIO
 (Godi, amor mio).
 SOFONISBA
                                     (Non mi uccidete, o pene).
 MARZIO
 Andiam.
 LUCEIO
                    Ma se la sorte
1455mi fa perir fra le tue schiere?
 MARZIO
                                                        Ignoto
 qual periglio vi temi?
 LUCEIO
 Quel che men si prevede.
 MARZIO
                                                 Alor soggiaccia
 il mio capo al gastigo.
 LUCEIO
 No. Tua pena alor sia perder Elvira;
1460e perderla per sempre.
 MARZIO
 Siasi. La legge accetto;
 ma sicuro è ’l tuo scampo e ’l mio diletto.
 LUCEIO
 Addio, Scipio. Addio, Elvira. Addio, Cardenio.
 Già vado ove mi chiama il mio destino.
1465Godi tu fortunati (A Scipione)
 con la degna tua sposa anche i miei giorni.
 Tu perdona al mio core, (Ad Elvira)
 s’egli a la tua pietà, se a la tua fede
 sol per colpa di amor non rese amore.
 SOFONISBA
1470(Mi scoppia l’alma).
 LUCEIO
                                        In questa
 dipartita funesta... a l’amor mio
 Scipio il permetta... Sofonisba... Addio.
 
    Parto. Addio.
 Vorrei dir, mio ben, cor mio;
1475ma più dirlo a me non lice.
 
    No, mio ben, più mio non sei
 e col dirlo io renderei
 me più vil, te più infelice. (Parte con Marzio)