Scipione nelle Spagne, Vienna, van Ghelen, 1722

 SCENA PRIMA
 
 CARDENIO, TREBELLIO e poi SCIPIONE
 
 TREBELLIO
 Prence, libero sei.
 CARDENIO
                                    Grave disastro
 non minaccia per poco; e a Roma ignoto
 non è Cardenio.
 TREBELLIO
                                E pur lo toglie a’ ceppi
570di Scipio il cenno.
 SCIPIONE
                                    E di Tersandro il voto. (Scipione sopragiugne)
 CARDENIO
 M’hai vinto, o duce, e con l’onor difeso
 e coi lacci disciolti. Altro non posso
 renderti in guiderdone
 che un grato ossequio, un’amistà sincera.
 SCIPIONE
575Vittoria a me più cara,
 perché men perigliosa e meno incerta.
 Nemico a forza vinto,
 nemico è ancora. In lui
 l’odio non muor, se ben la forza è doma;
580 e se vinco così, più vinco a Roma.
 CARDENIO
 Ma quel Tersandro...
 SCIPIONE
                                         Attendi. Al campo, o fido, (Prima a Cardenio e poi a Trebellio)
 va’ tosto. I tuoi raccogli e Marzio osserva.
 L’alma conosco torbida e proterva.
 TREBELLIO
 
    Minaccerà le sponde
585il torbido torrente
 ma non le inonderà.
 
    Che a l’impeto de l’onde
 un argine possente
 la fede e la costanza oppor saprà.