Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XVIII
 
 MARZIO e i sopradetti
 
 LUCEIO
 Amante?...
 MARZIO
                       (Ecco l’ingrata, (Si ferma in disparte)
 seco è Tersandro. Attenderò ch’ei parta).
 ELVIRA
1040Già da l’incaute labbra
 mi uscì l’arcano e ritrattar nol posso.
 T’amo.
 MARZIO
                (Che sento?)
 ELVIRA
                                          Ed a l’amor pudico
 fan coraggio e discolpa
 l’alto tuo merto ed il fraterno assenso.
 LUCEIO
1045(Che le dirò?)
 MARZIO
                             (L’odo? La soffro? E taccio?)
 ELVIRA
 Né mercé te ne chieggio. Il solo amarti a A la mia fede
 la gloria de l’amarti è assai mercede.
 MARZIO
 (Più resister non posso). Odi la bella
 inimica d’amor, come favella! (Marzio si pone nel mezzo)
 ELVIRA
1050(Aimè!)
 MARZIO
                   Ti udì, ti udì quel Marzio, ingrata,
 non dal tuo onor ma dal tuo basso affetto
 vilipeso e negletto.
 Ti udì tradir del tuo natal la gloria.
 Ti udì posporre a vil soldato e servo
1055l’alto imeneo di un cavalier romano.
 E questo è ’l tuo? Questo è l’onore ispano?
 ELVIRA
 Marzio, vile non è ciò ch’è mio voto.
 In quel Tersandro... (Ove trascorro?)
 MARZIO
                                                                     Siegui.
 ELVIRA
 (Tacciasi e non s’esponga
1060a periglio il mio ben).
 MARZIO
                                           Non hai difesa,
 o indegna del tuo grado e del mio amore.
 LUCEIO
 Marzio, tu indegno sei, tu mentitore.
 E quest’acciar vendicherà le offese (Dando di mano alla spada)
 di una real donzella.
 MARZIO
1065Su, principii da te la mia vendetta; (Facendo lo stesso)
 e nel tuo sangue, uom vile,
 trovi di che arrossir quell’alma ria. (Accennando Elvira)
 LUCEIO
 Non è facil trofeo la morte mia. (Si battono)