Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA X
 
 1 SCIPIONE e detti 2 LUCEIO e CARDENIO
 
 CARDENIO
 Signor, la sconoscenza,
 segno è nota d’alma plebea, me non ingombri.
825Darmi ti piacque Sofonisba in sposa.
 Grande è ’l tuo don. L’amo e l’amai ma il tolgo
 al più tenero amante, ad un cui deggio
 quanto posso dover. Soffri la forza
 del mio rifiuto; e Scipio non si offenda
830che per mia gloria un suo favor gli renda.
 SCIPIONE
 (Che invitto core! In Sofonisba ei vede
 l’amor di Scipio; e solo
 per piacer d’esser grato a me la cede).
 Cardenio, ammiro onoro il nobil atto e l’amo;
835ma Scipion non ritoglie
 ciò ch’è già diede.
 CARDENIO
                                    Offrir tu ’l puoi; ma tutta
 è mia la libertà del ricusarlo.
 SCIPIONE
 Anche un rifiuto è offesa.
 CARDENIO
                                                 Il mio dovere
 ama più l’onor mio che il tuo piacere.
 LUCEIO
840(Contesa illustre!)
 SCIPIONE
                                    Amico,
 tu giudice ne sii. Che oprar dobbiamo?
 LUCEIO
 Risponderò qual deggio (e non qual bramo).
 L’onesto oprar libero è sempre; e fora
 l’impedirlo contrastarlo ingiustizia.
845Da generoso opra Cardenio e ’l muove
 la sua riconoscenza.
 Tu vietarlo non puoi puoi, perch’egli è grato;
 tu sdegnarti non puoi, perch’egli è giusto.
 Saria tua colpa amar ch’ei fosse ingrato.
850Saria tuo scorno impor ch’ei fosse ingiusto.
 SCIPIONE
 Resto convinto e ’l tuo rifiuto accetto.
 CARDENIO
 Ho vinto sì; ma ’l cor mi langue in petto.
 
    Se amerò senza speranza,
 con più merto anche amerò.
 
855   Non si pregi di costanza
 un amor che sperar può.