Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VIII
 
 1 ELVIRA e 2 CARDENIO
 
 ELVIRA
 Tersandro!
 CARDENIO
                        Ei da Scipione
 mi ottenne libertà. Per lui mi è dato
 posseder Sofonisba. Ella è mia sposa.
 ELVIRA
 E Tersandro assentì?
 CARDENIO
                                         Vi applause e tacque.
 ELVIRA
750(Risorgete, o speranze).
 CARDENIO
 Ma di Tersandro al nome
 ond’è che impallidisci e ne sospiri?
 ELVIRA
 Più di quel che ne pensi alto è l’arcano.
 CARDENIO
 Siegui e m’apri il tuo cor.
 ELVIRA
                                                 L’amo, o germano.
 CARDENIO
755Che? Tu di regal [illeggibile] tralcio
 germe sublime in bassi affetti?...
 ELVIRA
                                                              Affrena
 i non giusti rimproveri. Non amo
 Tersandro in esso. Amo in Tersandro altrui.
 Amo nel finto il vero.
760Dirollo infine; amo Luceio in lui.
 CARDENIO
 Come? Luceio?
 ELVIRA
                               Il tuo rival, l’eccelso
 de’ Celtiberi prence, è desso, è desso.
 CARDENIO
 Morto non è? (Son di stupore oppresso).
 ELVIRA
 Vive l’invitto. Io ben più volte il vidi;
765e mi costò il vederlo
 riposo e libertà.
 CARDENIO
 Piacemi e ’l lodo. Piacemi Giovami e ’l lodo.
 Vanne e per me tutto confida e spera.
 ELVIRA
 Speme ch’è mio conforto o falsa o vera.
 
770   Sia bugiarda o sia verace,
 sempre piace
 una speme che lusinga.
 
    A disio ch’è tormentoso,
 ella è tregua od è riposo,
775rechi il bene o pur lo finga.