Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA PRIMA
 
 2 CARDENIO, 3 TREBELLIO e poi 1 SCIPIONE
 
 TREBELLIO
 Prence, libero sei.
 CARDENIO
                                    Breve Grave disastro
570non minaccia per poco; e a Roma ignoto
 non è Cardenio.
 TREBELLIO
                                E pur lo toglie a’ ceppi
 di Scipio il cenno.
 SCIPIONE
                                    E di Tersandro Tersandro il voto. (Scipione sopragiugne)
 CARDENIO
 Quanti son tuoi nemici,
 tanti son tuoi trionfi. Ove non giugne
 la possanza del braccio, arriva il core.
 M’hai vinto, o duce, e con l’onor difeso
 e coi lacci disciolti. Altro non posso
575renderti in guiderdone
 che un grato ossequio, un’amistà fedele.
 SCIPIONE
 Vittoria a me più cara,
 perché men perigliosa e meno incerta.
 Nemico a forza vinto,
580nemico è ancora. In lui
 l’odio non muor, se ben la forza è doma;
  e se vinco così, più vinco a Roma.
 CARDENIO
 Ma quel Tersandro...
 SCIPIONE
                                         Attendi. Al campo, o fido, (Prima a Cardenio, poi a Trebellio)
 va’ tosto. I tuoi raccogli e Marzio osserva.
585L’alma conosco e torbida e proterva.
 TREBELLIO
 
    Minaccerà le sponde
 il torbido torrente
 ma non le inonderà.
 
    Che a l’impeto de l’onde
590un argine possente
 la fede e la costanza oppor saprà.