Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XIII
 
 MARZIO, poi SCIPIONE, TREBELLIO e LUCEIO, con seguito e i sopradetti
 
 MARZIO
                                             Fermati, o crudo.
 ELVIRA
 O ciel! Marzio.
 CARDENIO
                              L’oggetto de
 de l’ire mie! Mori, lascivo.
 MARZIO
                                                  Il fio
 tu pagherai, da quest’acciar trafitto,
 de la tua crudeltà, del tuo delitto. (Si battono) Scipione si mette in mezzo ai due combattenti. Luceio resterà prima alla parte destra.
 SCIPIONE
410Olà. Marzio, qual’ire? Onde quell’armi?
 MARZIO
 Signor, le mosse un cieco
 o sia o sia insano furor. Costui di Elvira
 Da un cieco altrui furor. Costui di Elvira
 tentò la morte. Io scudo
 feci col mio de l’innocente al seno;
 e la sua rabbia alora
415volse l’acciar contro il mio petto istesso.
 SCIPIONE
 E te chi spinse a così enorme eccesso?
 CARDENIO
 Forza di onor. Tu che sei giusto, o duce,
 odi la mia discolpa
 e assolva i falli miei l’altrui misfatto.
420Cardenio son. Mi è suora Elvira. Oltraggi
 medita Marzio a l’onestà di lei.
 MARZIO
 Io...
 SCIPIONE
           Taci. Ei siegua.
 LUCEIO
                                         (Il mio rivale è questi).
 ELVIRA
 (Quegli è ’l mio ben. Come di Scipio al fianco?)
 CARDENIO
 Lo veggo e ’l sento. A l’onta
425vo’ sottrarla col ferro. Egli mi arresta.
 Tento punirlo. Non uccisi Elvira.
 Marzio ancor vive; e la mia colpa è questa.
 ELVIRA
 Colpa sì bella è degna
 del tuo favor. Fu Elvira
430che a lui chiese la morte
 e l’istessa la salva onestà n’era il gran prezzo.
 Marzio, che m’insultò, Scipio anche offese;
 e se Scipio il difende,
 reo de l’altrui perfidia anch’ei si rende.
 SCIPIONE
435Tribun, tu così ardito?
 Così rispetti un mio comando?
 MARZIO
                                                           Elvira
 restò mia schiava e sovra lei mi danno
 l’armi e le leggi autorità sovrana che è giusta.
 SCIPIONE
 Ma non sovra il suo onor. Tu ne perdesti
440con abusarne ogni ragion. Trebellio...
 TREBELLIO
 Signor.
 SCIPIONE
                 Scortisi Elvira
 tosto in Cartago. Questa
 sia la prima tua pena, o cor lascivo.
 MARZIO
 (Pena crudele! Io perdo Elvira e vivo?)
 ELVIRA
 
445   Ne la mia sorte ria
 non imploro altro ristoro
 or che salva è l’onestà.
 
    Soffro in pace ogni martoro
 e non sei de’ voti miei
450quel che piango, o libertà.