Scipione nelle Spagne, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XII
 
 1 ELVIRA e poi 2 CARDENIO con ferro in mano
 
 ELVIRA
 Iniquo! A tal eccesso
 misera io son che temer posso un’ira?
 Un’ira che m’insulta e non mi uccide?
 Aimè! Chi mi recide divide
365l’alma dal sen? Dov’è un acciar? La morte Chi, o dei,
 mancar può a un’infelice? Eterni numi,
 chi per pietà mi toglie
 a l’empia brama, al barbaro comando?
 CARDENIO
 Di Elvira il core e di Cardenio il brando?
 ELVIRA
 Cardenio O dio! Tu qui, germano?
 CARDENIO
  O degna di miglior sorte
 CARDENIO
370Io testimon qui giunsi
 di tua virtude; e qui ti reco, o cara,
 un rio soccorso, una pietà crudele.
 ELVIRA
 Crudeltà che mi salva
 dal peggior mal. Su, vieni
375e l’onorata spada in sen m’immergi.
 CARDENIO
 Ed avrò cor?
 ELVIRA
                          Poi fuggi
 l’ire feroci. Il vecchio padre abbracci
 in te quel che gli resta
 pegno d’amor. Gli sia
380grata la morte e la memoria mia.
 CARDENIO
 Aimè! Perché de l’empio
 prima non tinsi entro il reo sangue il ferro?
 Ah! La sua morte a’ ceppi
 non si togliea. Ne l’ostil campo ancora
385potea far nuovi amanti il tuo bel viso;
 né tutto era il tuo scampo un Marzio ucciso.
 ELVIRA
 Sol mio scampo è ’l morir. Destra fraterna
 caro mel rende e in te ne bacio il ferro
 che dee la strada al cor pudico aprirsi
390ove del mio Luceio impresso è ’l nome.
 Questa, deh! mi perdona
 colpa innocente, un amor casto e degno,
 amor che verrà meco anche agli Elisi.
 E a quell’ombre beate
 farà invidia e pietate.
 CARDENIO
395(Lagrime non uscite).
 ELVIRA
 Or che più tardi? Accresce ogni dimora
 ogn il rischio mio, perché è tuo rischio ancora.
 CARDENIO
 Faccia la tua virtude
 core a la mia. Quella mi regga e quella
400m’insegni ad esser forte.
 ELVIRA
 Ecco il sen. N’esca l’alma,
 sinché è candida e pura.
 Morir per l’onestà non è sciagura.
 CARDENIO
 (Barbaro onor!) Già ti compiaccio e ’l nudo
405ferro t’immergo in sen.