Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA XVI
 
 MARZIO, LUCEIO e li sodetti
 
 MARZIO
 Colà ti arresta e quando (A Luceio)
 d’uopo il richiegga, i detti miei seconda.
 LUCEIO
1645Va’, l’opra adempi. Io seguirò i miei voti. (Si ferma in lontano)
 MARZIO
 Romani, il nostro zelo
 diventa colpa. Un’amistà il fa reo;
 e a favor di un nemico
 arma in danno comun l’ire civili.
1650Si vuol salvo Luceio;
 Scipio lo vuol. Chiamasi offeso e, quando
 tosto non ci disarmi
 pronto dover, pena minaccia e morti.
 TREBELLIO
 Venga e se tanto ardisce, a noi le porti.
1655Ma lo prevenirem. Sin dentro a quelle
 mal difese sue torri,
 sino al suo fianco uccideremo il nostro
 fiero nemico.
 MARZIO
                            Io vi precedo. Andiamo.
 Primo l’ire io svegliai. Primo la spada
1660in quel sen vibrerò.
 A DUE
                                       Luceio cada.
 MARZIO
 Cada; ma pria, se nulla
 merita il zelo mio, mi si conceda
 di quel guerrier la vita. (Acenando Luceio)
 TREBELLIO
                                              Egli è Tersandro.
 MARZIO
 E ispano aggiugni. In grave
1665incontro ei mi difese.
 Gratitudine vuol che da le stragi,
 che inonderan Cartago, io pur lo serbi.
 TREBELLIO
 Merita l’amor nostro
 di Marzio il defensor. Libero ei vada.
 MARZIO
1670Va’; e ti scortino i miei. (A Luceio che si viene avanzando)
 TREBELLIO
 Or che si tarda più?
 A DUE
                                       Luceio cada.
 LUCEIO
 Dove, Romani, dove
 ite a cercar Luceio? A che in Cartago?
 E di Scipione a che cercarlo al fianco?
1675Mal vi guida il furor. Nel campo vostro
 Marzio, Marzio lo trasse ed io vel mostro.
 Eccolo. Io son Luceio.
 MARZIO
                                          (O dei!)
 LUCEIO
                                                            Volgete
 in me i colpi, in me l’ire. (Dà di mano alla spada)
 Intrepido qui attendo,
1680né forse invendicato, il mio morire.
 MARZIO
 (Stupido resto).
 TREBELLIO
                                Marzio,
 tu traditor? Tu di Luceio a’ danni
 muovi le schiere e poi ne tenti, infido,
 la salvezza e la fuga? Un tanto eccesso
1685non andrà impune. Arde a’ Romani in volto
 una giusta vendetta; e non li frena,
 se non brama e diletto
 di render più crudele a te la pena.
 MARZIO
 O smanie! O furie! O mostri!
 TREBELLIO
1690E tu, ch’armi la destra,
 anima troppo audace, e che presumi? (A Luceio)
 L’inevitabil morte
 forse sfuggir?
 LUCEIO
                            Cerco morir da forte.
 Sol mi si dia per poco
1695libero favellar. Marzio, deluse
 ecco le tue speranze.
 Perdesti Elvira e per tua legge istessa
 la perdesti per sempre. Il mio periglio
 toglie a me un gran rossore, a te un gran bene.
1700Io morrò ma onorato;
 e tu vivrai ma infame e sfortunato.
 MARZIO
 (Qual gel m’occupa l’ossa?)
 LUCEIO
 Romani, ai colpi. Io son Luceio e, quando
 spento nel sangue mio lo sdegno avrete,
1705ite e gittate il ferro
 a’ piè del vostro duce.
 Sì, a quel piè lo gittate
 che vi guidò a’ trofei
 ed in lui rispettate
1710quanto di grande unqua formar gli dei.
 
    Il suo nome in alto grido
 mare, lido e cielo acclama.
 
    Solo il cor
 è maggior de la sua fama.
 
 TREBELLIO e SOLDATI
1715Viva Scipione.
 LUCEIO
                              Or che s’indugia a darmi
 l’attesa morte?
 TREBELLIO
                              Alor l’avrai che n’esca
 dal labbro di Scipion l’alto comando.
 A lui Marzio e Luceio
 serbinsi, o prodi. Ei su la loro vita (Sortono da la città Scipione e gl’altri)
1720abbia arbitrio e ragione;
 e si acclami or fra noi.
 TUTTI
                                           Viva Scipione.