Scipione nelle Spagne, Barcellona, Figueró, [1710]

 SCENA XIII
 
 MARZIO e li sodetti
 
 MARZIO
 Duce, che risolvesti?
 LUCEIO
                                        A me ti volgi,
 Marzio, e rispondi. Elvira
 vuoi che resa a te sia?
 MARZIO
                                           Questo è ’l mio voto.
 LUCEIO
 E me fuor di Cartago e fuor del campo
1585salvo trarrai?
 MARZIO
                            Questo n’è ’l prezzo e ’l giuro.
 LUCEIO
 Ecco, Elvira è già tua.
 ELVIRA
                                          Torno a’ tuoi ceppi.
 SCIPIONE
 E vi assente Scipion.
 CARDENIO
                                         (Soffrir conviene).
 MARZIO
 (Godi, amor mio).
 SOFONISBA
                                     (Non mi uccidete, o pene).
 MARZIO
 Andiam.
 LUCEIO
                    Ma se la sorte
1590mi fa perir fra le tue schiere?
 MARZIO
                                                        Ignoto
 qual periglio vi temi?
 LUCEIO
 Quel che men si provede. Arbitro è ’l fato
 de le umane vicende.
 MARZIO
                                          Alor soggiaccia
 il mio capo al supplicio.
 LUCEIO
1595No, tua pena alor sia perder Elvira.
 E perderla per sempre.
 MARZIO
 Siasi. La legge accetto;
 ma sicuro è ’l tuo scampo e ’l mio diletto.
 LUCEIO
 Addio, Scipio. Addio, Elvira. Addio, Cardenio.
1600Già vado ove mi chiama il mio destino.
 Godi tu fortunati (A Scipione)
 con la degna tua sposa i lunghi giorni.
 Tu perdona al mio core, (Ad Elvira)
 s’egli a la tua pietà, se a la tua fede
1605sol per colpa di amor non rese amore.
 SOFONISBA
 (Mi scoppia l’alma).
 LUCEIO
                                        In questa (Prima a Sofonisba poi a Scipione)
 dipartita funesta a l’amor mio
 Scipio il permetta... Sofonisba... Addio.
 
    Parto. Addio
1610vorrei dir, mio ben, cor mio;
 ma più dirlo a me non lice.
 
    No, mio ben, più non sei mio
 e col dirlo io renderei
 me più vil, te più infelice. (Parte con Marzio)