Venceslao, Vienna, partitura (Il Venceslao)

 ATTO QUINTO
 
 SCENA PRIMA
 
 ERENICE ed ERNANDO
 
 ERENICE
 Tutta cinta è dal popolo feroce
 la sarmatica reggia. Ognun la vita
 grida di Casimiro.
1205Teco fra lor passai né fu chi ’l guardo
 torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
 mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
 si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
1210Pera anche il re ma ’l colpo
 esca da la tua mano.
 ERENICE
 Io svenar Venceslao?
 ERNANDO
 Sì, queste son le regie stanze.
 ERENICE
                                                        Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
1215che troncherà del figlio il capo, ha prima
 nel sen del padre a ripassar. Che importa
 che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
 Come? Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
1220tutta incendio e tutt’armi
 veder la reggia, il figlio
 da’ popoli difeso, il padre austero
 custode de le leggi. Ahi! Dove andranno
 l’ire a cader? Su te cadran, su te,
1225misera patria e miserabil re.
 ERENICE
 Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   Al sol pensarvi io tremo,
 sudo, mi agghiaccio. Io primo offeso, io primo
 rinuncio a la vendetta e getto il ferro.
 Generosa Erenice,
1230nel tuo dolor la tua ragione ascolta.
 Perdona a Casimiro, anzi perdona
 a la patria, al monarca, a la tua gloria.
 Con sì bella vendetta
 meglio non placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
1235Ernando, ahi! Qual perdon!... Non so. Non posso.
 ERNANDO
 S’apre l’uscio real. Vanne ed implora
 al regio piè...
 ERENICE
                           Vo’ pensar meglio ancora. (Segue aria)
 ERNANDO
 
    Spunta su que’ begli occhi
 un lampo di sereno.
 
1240   Un lampo lusinghiero
 che è di pietà foriero
 entro quel seno.
 
 SCENA II
 
 VENCESLAO
 
 VENCESLAO
 A me guidisi il figlio.
 Giorno, o quanto diverso
1245da quel che ti sperai! Giorno fatale!
 Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
 apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie, in bara il trono.
1250Più Venceslao, più genitor non sono.
 
 SCENA III
 
 CASIMIRO e VENCESLAO
 
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
 eccomi.
 VENCESLAO
                  Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
1255reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà, sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
 tra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
1260Il mio germano uccisi.
 VENCESLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
 Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire.
 Rammentarti non giova
1265i trofei del mio braccio a pro del regno.
 Il Mosco debellato, il vinto Sveco
 parlan per me. Non ti riccordo il dolce
 vincolo di natura. Ella in te parla.
 Dirti potrei che del germano ucciso
1270la notte è rea, più che il mio braccio. Ernando
 morto, è vero, io volea
 ma rivale il credea. L’amor discolpa
 il non commesso errore.
 Sol la maggior mia colpa è ’l tuo dolore.
1275Tutto obblio, tutto taccio;
 se discolpe cercassi, io sarei ’ngiusto.
 Sarò più reo, perché tu sia più giusto.
 VENCESLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
1280l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VENCESLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove signore?
 VENCESLAO
                                                              A morte.
 Vanne ma generoso. Un cor vi porta
 degno di re che non immiti il mio.
1285A me sol lascia i pianti, a me i languori;
 e insegnami costanza alor che muori. (Segue aria)
 CASIMIRO
 
    Vado costante a morte.
 Conservami tu solo
 la sposa mia fedel.
 
1290   Pensando al suo gran duolo,
 sento il mio cor men forte,
 più ’l mio destin crudel.
 
 SCENA IV
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
 Esser non posso al figlio
1295buon giudice e buon padre...
 ERENICE
 Vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
 del figlio miserabile la pena,
 risparmia i voti. A te de la vendetta
 debitor più non sono.
1300Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
 la pietà di Erenice.
 Per me non vegga il regno
 la natura in tumulto,
1305la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombra di Alessandro
 basti il mio pianto; e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
 No. Con la tua pietà io non mi assolvo.
 Se restano impunite,
1310passan le colpe in legge;
 e non le teme il volgo,
 se l’esempio del re non le corregge.
 
 SCENA V
 
 ERNANDO e i suddetti
 
 ERNANDO
 Anch’io, sire...
 VENCESLAO
                             Opportuno
 mi giugni, amico. In sì grand’uopo io cerco
1315o ragione o conforto.
 ERNANDO
 Per chieder grazie al regio piè mi porto.
 VENCESLAO
 Tutto promisi e tutto deggio. In onta
 del mio dolor me ne sovviene, Ernando.
 ERNANDO
 Di mie fatiche il guiderdon ti chieggo.
 VENCESLAO
1320L’avrai, quando anche fosse
 la metà del mio trono.
 ERNANDO
 Ti chieggo...
 VENCESLAO
                         E che?
 ERNANDO
                                        Del principe il perdono.
 VENCESLAO
 Come?
 ERNANDO
                 N’han la tua fede i voti miei.
 In ciò non re ma debitor mi sei.
 VENCESLAO
1325Tutto a te deggio e regno e vita. Solo
 la mia giustizia, l’onor mio, la sacra
 custodia de le leggi a te non deggio.
 ERNANDO
 (Principe, al tuo destin scampo non veggio).
 
 SCENA VI
 
 GISMONDO e detti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
1330rompi ogni induggio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il petto.
 VENCESLAO
 Che fia, Gismondo?
 GISMONDO
                                       Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii d’esser padre.
 GISMONDO
                                            Ah! Se riparo
1335non affretti al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
1340fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 Ognun freme. Ognun grida; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
1345freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda,
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 sodisfarò, sodisfarò a me stesso.
1350Seguitemi. Oggi il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re. (Segue aria)
 
    L’arte, sì, del ben regnar
1355da me il mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà.
 
 SCENA VII
 
 ERENICE
 
 ERENICE
 Che sarà? O del mio sposo
 onorata memoria,
1360non per viltà ma perdonai per gloria. (Segue aria)
 
    Può languir l’ira nel petto
 ma l’amor languir non può.
 
    Caro sposo, o di mia fede
 nobil gloria, illustre oggetto,
1365sinché viva, io t’amerò.
 
 SCENA VIII
 
 Luogo magnifico.
 
 CASIMIRO, LUCINDA
 
 LUCINDA, POPOLO
 
    Viva e regni Casimiro.
 Viva, viva.
 
 CASIMIRO
 Duci, soldati, popoli, Lucinda,
 qual zelo v’arma? Qual furor vi muove?
1370Dunque in onta del padre
 vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
 tumultuoso amore?
 Doppo un fratel con minor colpa ucciso,
 ucciderò con più mia colpa il padre?
1375Non è questa la vita
 che chieder posso. Ah! Prima
 rendetemi a’ miei ceppi,
 traetemi al supplicio; e quando ancora
 v’è chi si opponga, questo,
1380sì, questo acciar trapasserammi. In pena
 del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 E tu datti alfin pace,
 mio solo amor, mio solo affanno, in questa
1385sorte mia disperata,
 raro esempio di fé, sposa adorata. (Segue aria)
 LUCINDA
 
    Non mi dir di amarmi più,
 anima senza fé, senza pietà.
 
   Tu amor per me non hai;
1390né tu l’avesti mai.
 Perché con me tanta empietà?
 
 SCENA ULTIMA
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO, GISMONDO e suddetti
 
 VENCESLAO
 Ed è vero? E lo veggio?
 CASIMIRO
 Padre e signor, ritorno
 volontario a’ tuoi ceppi;
1395depongo ancor la spada e piego il capo.
 Sol a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse,
 non fellonia. Non parlo
 per la real mia sposa.
1400Il suo grado e ’l suo amor fan le mie veci.
 Di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
 Fratricida infelice io morir posso,
 non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 LUCINDA
 
1405   Viva, viva Casimiro.
 
 TUTTI
 
 Viva, viva.
 
 VENCESLAO
 Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
 pormi in fronte il diadema, in man lo scettro,
 resi giustizia e fui
1410ministro de le leggi e non sovrano.
 Ora non fia ch’io chiuda
 con ingiusta pietade e regno e vita.
 Si deve un fratricida
 punir nel figlio. Il condannai. La legge
1415re mi ritrovò, non padre.
 Voi nol volete; ed ora
 padre, non re mi troverà natura.
 Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
 piego umil le ginocchia.
 LUCINDA
1420(Cor, non anche t’intendo).
 VENCESLAO
 Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
 atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
 Volermi ingiusto è un non voler che regni.
 CASIMIRO
 Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
1425far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
 Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei.
 Col voler di Erenice,
 con la pietà di Ernando
 il popolo ti acclama. Io reo ti danno
1430e assolver non ti posso.
 Or che tu sei sovrano,
 assolverti potrai con la tua mano.
 LUCINDA
 Gioie, non mi opprimete.
 GISMONDO
 O di giusta pietà nobile esempio!
 VENCESLAO
1435Con giubilo or discendo
 da l’altezza suprema.
 Per un figlio acquistar, lascio il diadema.
 CASIMIRO
 La corona io ricevo
 in deposito, o padre, e non in dono.
1440Tu sarai re. Io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
 Io pure in te, nuovo monarca, adoro
 l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
1445Ti accolgo, amico, e tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
 se nel fratello un te ne tolsi.
 ERENICE
                                                    Sire,
 giace ancora insepolta
 la nobil salma e, per dar luogo ad altro
1450pensier di nuovo affetto,
 troppo recente è la cagion del pianto.
 ERNANDO
 Bastami sol che rea
 ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
 Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
1455Ultimo a te mi volgo,
 diletta sposa. Cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
 Tanta è la gioia mia
 che parmi di sognar mentre ti annodo.
 GISMONDO
1460Col tuo giubilo, o patria, esulto e godo.
 VENCESLAO
 Figlio, sul trono ascendi;
 e le festive pompe,
 destinate per me, sieno tue glorie.
 Oggi per te rinasco. Oggi più degno
1465comincio a nuova vita e nuovo regno. (Segue coro)
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amore e fé.
 
 Fine dell’opera
 
 LICENZA
 
1470Sì, tempo e sorte, amore e fede, invitto
 e glorioso Carlo,
 ti rendano felice; e sia ’l tuo nome,
 per cui stancansi tanti,
 men però del tuo merto illustri, applausi,
1475nome d’ilarità, nome di gloria.
 Il tempo su’ tuoi lauri
 spezzi l’adunca falce. Immobil sieda
 la fortuna al tuo piede e al cerchio avvolga
 di sua instabile rota il crine errante;
1480e l’amore e la fé, che son de’ regni
 i più fermi sostegni,
 non per timor, non da interesse astretti
 ma di dover colmi e di zelo e senza
 que’ bassi affetti, onde suol cinta intorno
1485per sua antica sciagura andar grandezza,
 veglino al regal fianco.
 O voti fortunati! Ecco serena
 luce a destra balena. Ecco felici
 a l’impero di Carlo i giusti auspici.
 
1490   Regnasti sinora
 invitto e beato;
 e sieguanti ognora
 contenti e vittorie.
 
    A quei che verranno
1495tuoi nuovi e maggiori
 trionfi ed onori,
 si oscurino ancora
 le andate tue glorie. (Da capo e doppo si replicherà il coro con le parole seguenti)
 
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
1500nostro augusto e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amore e fé.