Venceslao, Monaco, Straub, 1725

 ATTO QUINTO
 
 Galleria di statue.
 
 SCENA PRIMA
 
 ERENICE ed ERNANDO con ferro in mano
 
 ERENICE
1210Tutta cinta è dal popolo feroce
 la sarmatica reggia. Ognun la vita
 chiede di Casimiro.
 Teco fra lor passai; né fu chi ’l guardo
 torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
1215mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
 si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
 Pera anche il re ma ’l colpo
 esca da la tua mano.
 ERENICE
1220Io svenar Venceslao?
 ERNANDO
 Sì, quelle son le regie stanze.
 ERENICE
                                                       Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
 che dee passar nel sen del figlio, ha prima
 in quel del padre a ripassar. Che importa
1225che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
 Come? Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
 tutta incendio e tutt’armi
 veder la reggia. Ahi dove andranno, dove
1230l’ire a cader? Su te cadran, su te,
 misera patria e miserabil re.
 ERENICE
 Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   A sol pensarvi io tremo,
 sudo, m’aghiaccio. Io primo offeso, io primo
 rinunzio a la vendetta e getto il ferro.
1235Generosa Erenice,
 nel tuo dolor la tua ragione ascolta.
 Perdona a Casimiro; anzi perdona
 a la patria, al monarca, a la tua gloria.
 Con sì bella vendetta
1240meglio noi placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
 Io dar perdono? Ernando...
 Non so, non posso. Odio e pietade io temo.
 ERNANDO
 S’appre l’uscio real. Vanne ed implora
 al regio piè...
 ERENICE
                           Vo’ pensar meglio ancora.
 ERNANDO
 
1245   Piega umil de’ venti all’onte
 gentil pianta la sua fronte
 fra l’aurette ad ischerzar.
 
    Agitata così l’alma
 nel furor perde la calma
1250ma poi sorge la vendetta
 bella gloria a dissipar.
 
 SCENA II
 
 VENCESLAO con guardie
 
 VENCESLAO
 A me guidisi il figlio.
 Giorno, o quanto diverso
 da quel che ti sperai! Giorno fatale!
1255Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
 apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie e in bara il trono.
 Più Venceslao, più genitor non sono.
 
 SCENA III
 
 CASIMIRO con guardie e VENCESLAO
 
 CASIMIRO
1260Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
 eccomi.
 VENCESLAO
                  Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
 reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
1265la tua pietà sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
 fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti.
 CASIMIRO
 Il mio germano uccisi.
 VENCESLAO
1270Morto Ernando volesti, il duce invitto.
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
 Scuse non hai.
 CASIMIRO
                              L’ho ma le taccio, o sire.
 Se discolpe cercassi, io sarei ’ngiusto.
 Sarò più reo, perché tu sii più giusto.
 VENCESLAO
1275(Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
 l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          (Ahi sorte!)
 VENCESLAO
 Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove, signore?
 VENCESLAO
                                                               A morte.
 CASIMIRO
1280A morte?
 VENCESLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
 degno di re che non imiti il mio.
 A me sol lascia i pianti, a me i dolori;
 e insegnami costanza alor che muori.
 CASIMIRO
 
1285   Vado costante a morte.
 Conservami tu solo
 la sposa mia fedel.
 
    Pensando al suo gran duolo,
 sento il mio cor men forte,
1290più ’l mio destin crudel.
 
 SCENA IV
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
 ERENICE
 Vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
 del reo figlio la pena,
 risparmia i voti. A te de la vendetta
1295debitor più non sono.
 Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
 la pietà di Erenice.
 Per me non vegga il regno
1300la natura in tumulto,
 la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombra di Alessandro
 basti il mio pianto e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
 No, con la tua pietade io non mi assolvo.
1305Se restano impunite,
 passan le colpe in legge
 e non le teme il volgo,
 se l’esempio del re non le corregge.
 
 SCENA V
 
 ERNANDO e li suddetti
 
 ERNANDO
 Anch’io, sire...
 VENCESLAO
                             Oportuno
1310tu giugni, amico. In sì grand’uopo io cerco
 o ragione o conforto.
 ERNANDO
 Per chieder grazie al regio piè mi porto.
 VENCESLAO
 L’avrai quando anche fosse
 la metà del mio trono.
 ERNANDO
1315Ti chiedo...
 VENCESLAO
                        E che?
 ERNANDO
                                       Del principe il perdono.
 VENCESLAO
 Come?
 ERNANDO
                 N’han la tua fede i voti miei.
 In ciò non re ma debitor mi sei.
 VENCESLAO
 Tutto a te deggio e regno e vita. Solo
 la mia giustizia, l’onor mio, la sacra
1320custodia de le leggi io non ti deggio.
 ERNANDO
 Principe, al tuo destin scampo non veggio.
 
 SCENA VI
 
 GISMONDO frettoloso e li suddetti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
 rompi ogn’indugio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il core.
 VENCESLAO
1325Che fia, Gismondo?
 ERENICE
                                       O dei!
 ERNANDO
                                                     Che avvenne?
 GISMONDO
                                                                                 Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 GISMONDO
                                             Ah se riparo
 tu non cerchi al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
1330Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
1335non ultima è Lucinda.
 Ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
 freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
1340Erenice, Lucinda, (Da sé passeggiando)
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, soddisferò a me stesso.
 Sieguami ognuno. Il mondo
 apprenderà da me
1345ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
 da me ’l mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
1350la giustizia e la pietà.
 
 SCENA VII
 
 ERENICE
 
 ERENICE
 Che sarà? O del mio sposo
 adorata memoria,
 non per viltà ma perdonai per gloria.
 
    Può languir l’ira nel petto
1355ma l’amor languir non può.
 
    Per trofeo di mia costanza,
 con la dolce rimembranza
 del perduto mio diletto
 l’alma mia consolerò.
 
 SCENA VIII
 
 GISMONDO solo
 
 GISMONDO
1360Di così strani eventi
 attonito m’ha reso il moto e ’l corso;
 numi, un guardo migliore
 volgete al nostro regno
 e non faccia noi fede
1365de la vostra possanza il vostro sdegno.
 
    Taccian l’ire di nembi funesti,
 pene a l’alma, spaventi al pensier.
 
    Del periglio l’orrore sol resti
 ma l’orrore si cangi in piacer.
 
 Loco magnifico con trono.
 
 SCENA IX
 
 CASIMIRO, LUCINDA, popoli, soldati, eccetera escono al suono di strumenti
 
 LUCINDA
 
1370   Viva e regni Casimiro.
 
 POPOLI
 
 Viva, viva.
 
 CASIMIRO
 Duci, soldati, popoli, Lucinda, (Con spada alla mano)
 qual zelo v’arma? Qual furor vi muove?
 Dunque in onta del padre
1375vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
 tumultuoso amore?
 Dopo un german con minor colpa ucciso,
 ucciderò con più mia colpa un padre?
 Non è questa la vita
1380ch’io chieder posso. Ah prima
 rendetemi i miei ceppi,
 traetemi al supplizio; e quando ancora
 v’è chi si opponga, questo,
 sì, questo acciar trafiggerammi; in pena
1385del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 E tu datti alfin pace,
 mio solo amor, mio sol dolore, in questa
 sorte mia dispietata,
1390raro esempio di fé, sposa adorata.
 LUCINDA
 
   Non mi dir d’amarmi più,
 anima senza fé, senza pietà.
 
    Tu amor per me non hai,
 né tu l’avesti mai.
1395Perché con me? Perché tanta impietà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO e li suddetti
 
 VENCESLAO
 Ed è vero? E lo veggio?
 CASIMIRO
 Padre e signor, ritorno
 volontario a’ tuoi ceppi;
 depongo ancor la spada e piego il capo.
1400Solo a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse.
 Di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
 Fratricida infelice io morir posso,
1405non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 LUCINDA
 
    Viva, viva Casimiro.
 
 TUTTI
 
 Viva, viva. (Venceslao va sul trono)
 
 VENCESLAO
 Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
 pormi in fronte il diadema, in man lo scettro,
1410resi giustizia e fui
 ministro de le leggi e non sovrano.
 Ora non fia ch’io chiuda
 con ingiusta pietade e regno e vita.
 Si deve un fratricida
1415punir nel figlio. Il condannai. La legge
 re mi trovò, non padre.
 Voi nol volete; ed ora
 padre, non re mi troverà natura.
 Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
1420piego umil le ginocchia. (Casimiro ascende due o tre gradini del trono e s’inginocchia dinanzi al padre)
 LUCINDA
 (Cor, non anche t’intendo).
 VENCESLAO
 Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
 atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
 Volermi ingiusto è un non voler ch’io regni. (Venceslao si cava la corona di capo in atto di porla su quello del figlio)
 CASIMIRO
1425Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
 far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
 Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei.
 Col voler di Erenice,
 con la virtù di Ernando,
1430il popolo ti acclama, io reo ti danno
 e assolver non ti posso.
 Or che tu se’ sovrano,
 assolverti potrai con la tua mano. (Venceslao corona il figliuolo al suono de strumenti)
 LUCINDA
 (Gioie, non mi opprimete).
 VENCESLAO
1435Con giubilo or discendo
 da l’altezza suprema.
 Per un figlio acquistar, lascio ’l diadema. (Preso per mano Casimiro discende con esso lui dal trono)
 CASIMIRO
 La corona io ricevo
 in deposito, o padre, e non in dono;
1440tu sarai re; io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
 Io pure in te, nuovo monarca, adoro
 l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
1445Ti abbraccio, amico. E tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
 se nel fratello un te ne tolsi.
 ERNANDO
                                                    O sorte!
 ERENICE
 Signor, erra insepolta
 ancor l’ombra amorosa. Almen mi lascia
1450pianger l’estinto, anziché il vivo abbracci.
 ERNANDO
 Mi basta or sol che rea
 ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
 Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
 Ultimo a te mi volgo,
1455diletta sposa, cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
 Tanta è la gioia mia
 che parmi di sognar, mentre ti annodo.
 ERNANDO
 Col tuo giubilo, o patria, esulto e godo.
 VENCESLAO
1460Figlio, sul trono ascendi
 e le festive pompe
 destinate per me sieno tue glorie.
 Oggi per te rinasco. Oggi più degno
 principio e nuova vita e nuovo regno. (Casimiro presa Lucinda per mano ascende sul trono, seggono intorno a lui Venceslao e gli altri al suono di allegra sinfonia)
 CORO
 
 Ballo
 
1465   Vivi, regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
    Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amor e fé.
 
 Fine del drama
 
 Atto Secondo
 
 Scena III
 
 Doppo «Lacrime non uscite»
 
 ERNANDO
 
    Mio cor piagato,
1470cor sventurato,
 il sangue in lacrime
 non dei versar.
 
    In sì ria sorte
 sarai men forte,
1475non meno misero
 col lacrimar.