Ornospade, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO TERZO
 
 Atrio di prigionei con sotterranea.
 
 SCENA PRIMA
 
 ANILEO e GERONZIO
 
 ANILEO
790Qui si ammetta Nisea. Parli a Ornospade.
 Mel chiese e vi assentii. Giovami il farlo.
 GERONZIO
 Perché?
 ANILEO
                  Non lievi ho indici
 ch’ella amante ne sia.
 GERONZIO
 Amor che a Mitridate
795e a Palmide saria d’ira e di affanno.
 ANILEO
 La sollecita morte
 di Ornospade del nemico mi è a cor. Se a lui poss’io
 in Palmide e nel duce
 tor le difese, ho vinto.
 GERONZIO
800Tel crederan?
 ANILEO
                            Dal testimon del guardo
 saran convinti. I primi dubbi ho sparsi saran convinti. I primi dubbi ho sparsi
 nel loro sen. Per quella, convinti fian nel loro sen. Per quella,
 che colà vedi, sotterranea via,
 pieni di gelosia,
805qui a sorprender verranno
 Ornospade e Nisea. Fece l’ingegno
 il suo poter. Faccia sue parti il caso.
 Propizio è ’l caso a ben ordite trame.
 GERONZIO
 (Malvagità quanto ha d’ingegno!) Ah, duce,
 \PANILEO
                                                                                 Io l’ire
 vo a stimolar già accese
 in Re, cui stanno invano
 ragion di stato e gelosia di amore
 \PGERONZIO
810Ma se innocente il sai lo sai, se i tuoi rammenti
 favor non lievi, ond’ei ti alzò a gran sorte,
 perché voler sua morte?
 ANILEO
 Per tormi a quel rossore
 che mi dà il mio dover. Chi tal mi fece
815strugger può l’opra sua, pentirsi e trarmi...
 No no, Geronzio, ei pria ne resti oppresso.
 Io ciò che deggio a lui, rendo a me stesso.
 GERONZIO
 
    Ti parla il mio zelo;
 chi alzarsi pretende
820su inique vicende
 si fabbrica ruina e irrita il cielo. (Entra nell’interno della prigione)
 
 SCENA II
 
 ANILEO e poi NISEA
 
 ANILEO
 Pusillanimo zelo, [illeggibile] ascoltarlo io non ti ascolto.
 NISEA
 Vengo la tua fede fé promessa
 a esigger, Anileo.
 ANILEO
                                  Già dato è ’l cenno.
825Ma ’l re che ne dirà?
 NISEA
                                        Qui nuovo sforzo
 tento in pro del suo amore.
 ANILEO
 Del suo?
 NISEA
                   Sì.
 ANILEO
                           Eh! Principessa...
 NISEA
 Che dir vuoi?
 ANILEO
                            Più sincera.
 Difficile è ’l celar l’amore e ’l foco.
 NISEA
830Anileo, chi è [illeggibile] ben serve
 o dissimuli molto o poco intenda.
 ANILEO
 
    Lusingasi ogni amante
 che sia un oscuro arcano
 l’ardore del suo core;
835ma poi non è così.
 
    Il suo negarlo è vano;
 il suo tacerlo è tardo;
 un motto, un cenno, un guardo
 fu quel che lo tradì.
 
 SCENA III
 
 ORNOSPADE dalla prigione e NISEA
 
 ORNOSPADE
840Qual ti guida a un meschino forza o volere?
 Se a goder de’ miei ceppi, io tutto soffro;
 se a provar tentar la mia fede, io nulla posso.
 NISEA
 Ornospade, a te vengo
 più rea di quel che pensi; e al mal che feci,
 dar compenso vorrei; ma tu me reggi,
 dubbia di evento e di consiglio ignara.
 ORNOSPADE
845A te non imputar ciò che mi viene
 da fortuna perversa.
 NISEA
                                        Ah! Tu non sai.
 Al re, cui ben servisti, io t’accusai.
 ORNOSPADE
 Di che?
 NISEA
                  Di aver sedotta
 Palmide a rifiutarlo;
850tanto l’ira sdegno tanto poté di offeso amore,
 nel suo primo furore.
 ORNOSPADE
 Che sento?
 NISEA
                        Il dissi appena
 che n’ebbi orror. Questo in me crebbe al primo
 sentir di tua condanna.
855Trassemi qui pietà. Pietà trarrammi
 a’ piè del genitor. Dirò il mio fallo.
 Dirò la tua innocenza.
 Discolperò col mio rossor te stesso. (Ornospade sta in atto pensoso)
 Placherò il padre o morirotti appresso.
 
 SCENA IV
 
 PALMIDE e MITRIDATE dalla sotterranea e i suddetti
 
 MITRIDATE
 Vedi. (A Palmide)
 PALMIDE
               O per noi verace (A Mitridate)
860Anileo! Siam traditi.
 ORNOSPADE
 Tolga il cielo, o Nisea, che sì mi punga
 o l’offesa o ’l periglio senso di offesa o tema di periglio
 che vendicarmi o preservarmi io voglia
 a costo del tuo onore. Al regal padre,
865de l’averlo ingannato
 qual pretesto addur vuoi? Farai ch’e’ sappia
 l’amor? Lo sprezzo? La vendetta? E pensi
 di salvarmi così? Peggio mi esponi.
 Discolpa di chi serve è una calunnia,
870se è in aggravio a chi regna.
 NISEA
                                                     E che altro posso?
 ORNOSPADE
 Tacere, al tuo decoro risparmiarti
 risparmiar tal tal [illeggibile] vergogna e pena, amante ed innocente
 ritornare al tuo sposo e in abbandono
 lasciarmi a la mia sorte.
 NISEA
875E per mia colpa a morte... (Piange)
 PALMIDE
 Ei d’amor le favella. (A Mitridate)
 MITRIDATE
 E d’amor piange anch’ella. (A Palmide)
 NISEA
 Che giovano qui pianti? Addio, Ornospade.
 Per tradirti ebbi ingegno
880e l’avrò per salvarti.
 ORNOSPADE
 Che pensi far?
 NISEA
                              Quanto pietà mi detti.
 Amor non oso dir, per non turbarti.
 
    D’amor non parlai;
 al labbro il vietai;
885ma ’l cor ne fu in pena.
 
    Ritenni i sospiri;
 non dissi: «Ti adoro»,
 con quanto martoro
 amor lo sa appena.
 
 SCENA V
 
 ORNOSPADE, PALMIDE e MITRIDATE
 
 ORNOSPADE
890Palmide, il cui bel nome
 pietà volle e rispetto
 ch’io tacessi a Nisea, se mai... Che veggio!...
 Palmide... Mitridate...
 Voi qui!... Per qual mia sorte?...
895A qual primo di voi?...
 MITRIDATE
                                            Quanto è confuso!
 PALMIDE
 A qual primo di noi? Pensa, o meschino,
 qual di noi più tradisti. A lui ti volgi
 o a lui primo t’invola.
 Perfido. Ingannator. Deh! Mitridate,
900comincia. Io nol saprei, sì l’ira affoga
 l’un ne l’altro i rimproveri.
 ORNOSPADE
                                                   Che feci?
 MITRIDATE
 Che facesti?...
 PALMIDE
                             No. Il primo (A Mitridate)
 sfogo a me lascia. La più offesa io sono,
 perché fui la più amante.
 ORNOSPADE
905Se il cederti a un regnante...
 PALMIDE
                                                      Era cotesta (Ad Ornospade)
 per te la minor colpa. A ciò lei costretto
 ti vedea da la forza
 e pietà te ne avea. Ma chi ti astrinse
 per un’altra a ingannarmi?
 a fingerti [illeggibile] fedel, quando in tuo core
 eri perfido amante, ingrato amico?
 ORNOSPADE
910Io?
 PALMIDE
          Tu lo nieghi ancor? Su Via, tu pur rompi (A Mitridate)
 il troppo omai lungo silenzio e alquanto
 dal grave affanno respirar mi lascia.
 ORNOSPADE
 Mitridate, più giusto
 ti spero.
 MITRIDATE
                   E con qual merto?
 PALMIDE
915Con quel de l’amistà da lui, non meno (A Mitridate)
 che l’amor mio, tradita.
 Parlo per te; parlo per me; comuni
 sono a me le tue offese, a te le mie;
 e per le stesse vie
920ei ne spinse nel cor la piaga acerba
 che sì ne punge. Forse
 ne mostrò un dolor lieve? Una discolpa
 ne mendicò ?
 ORNOSPADE
                            Ma se parlar respir non lasci...
 PALMIDE
 Né ascoltar né mirarti
925vo’ più. (In atto di partire)
 ORNOSPADE
                  Tal da me parti?
 PALMIDE
 Per sempre.
 ORNOSPADE
                          Hai forse orrore
 di sentirmi innocente?
 PALMIDE
 L’ho di soffrirti reo.
 ORNOSPADE
                                       Me in sì angoscioso
 stato fuggir?
 PALMIDE
                          Fuggito,
930oh, ti avessi anche ognor sempre in mio riposo.
 
    Oh! Non ti avessi mai
 inteso né veduto,
 per pace del mio cor.
 
    Misera! Qual l’amai!
935E quanto mi fidai
 del labbro traditor!
 
 SCENA VI
 
 ORNOSPADE e MITRIDATE
 
 ORNOSPADE
 Qual cangiamento! E di che mai mi accusa
 Palmide? A che mi fugge? O dei! Tu taci;
 e tu mi fuggi ancora,
940tu, cui tanto degg’io, tu fido amico...
 MITRIDATE
 Purtroppo il fui. Te da l’esiglio accolsi.
 Per te al re i preghi miei, per te i miei voti
 Per te discolpe al re sdegnato e quasi cercai placarti il re sdegnato e quasi
 porsi; e quasi ne giunsi. Per te
 a meritar per te ne giunsi l’ire e i gastighi.
 Per te al re pregai; per te mi esposi; e quasi
 cercai placarti il re sdegnato e quasi
 a meritar ne giunsi ire e gastighi dal re mi provocai sdegni sdegni e gastighi.
 E tu in mercé volermi
945il più misero amante? Ed insidiarmi
 quella del cor metà che tua non era?
 O infelice amistade!
 ORNOSPADE
 Mitridate, già intendo.
 Ingiusta gelosia la tua mi toglie
950stima e l’amor di Palmide; ma ’l giuro,
 sono innocente.
 MITRIDATE
                                Oh ’l fossi!
 Ma Nisea nol dirà; né questi sassi
 ebber ombra bastante a ben celarti.
 ORNOSPADE
 È ver; qui la vid’io.
 MITRIDATE
955Sedotta dal tuo amore.
 ORNOSPADE
 Palmide è l’amor mio.
 MITRIDATE
 E a che venne Nisea? Parla.
 ORNOSPADE
                                                     Non posso.
 MITRIDATE
 Vedi se infido sei.
 ORNOSPADE
                                    Non lo diresti,
 se intender tu potessi il mio tacere.
 MITRIDATE
960La tua amante cedesti.
 ORNOSPADE
 Costretto dal dovere.
 MITRIDATE
                                         O da la spene
 di rapirmi la mia.
 ORNOSPADE
 Error di gelosia.
 MITRIDATE
 Ma Nisea qui a te venne amante o amica?
 ORNOSPADE
965Ornospade non può. Nisea tel dica.
 MITRIDATE
 A lei dunque si vada e ’l ver si scopra.
 ORNOSPADE
 No. In trovarmi innocente avresti pena.
 MITRIDATE
 Vuoi che reo ti crediam Palmide ed io?
 ORNOSPADE
 Vuol cosi, finch’io viva, il destin mio.
 MITRIDATE
970Ma qual nuovo furor qui ti condanna?
 ORNOSPADE
 Un comando che è giusto in re ingannato.
 MITRIDATE
 Fa’ ch’io l’intenda Donde l’inganno suo? Fa’ che l’intenda ancor possa Dillo, ond’io possa,
 onde anche in onore al mio crudel sospetto
 possa, qual sempre benché sì offeso, opra prestarti amica.
 ORNOSPADE
 Ornospade nol può. Nisea tel dica.
 MITRIDATE
 
975   Dubbie voci. Oscuri sensi.
 Non t’intendo. M’ingannasti
 e ingannarmi ancor ti pensi
 con l’accorto favellar.
 
    Mal rispondi. Ti confondi.
980Parla ardito chi è innocente.
 Tu ’l vorresti e nol sai far.
 
 SCENA VII
 
 ORNOSPADE
 
 ORNOSPADE
 Vi son altre per me calunnie e pene?
 Va’ Su, togliamci a ogni sguardo,
 fuggiam l’infausta luce;
985e se possibil fia, fuggiam noi stessi.
 Tarderà poco morte
 a chiuderne sotterra.
 Da un mostro di miserie
 laccio, ferro o vol dolor purghi la terra.
 
990   Al re son nemico, (Agitato)
 spergiuro a l’amante,
 ingrato a l’amico;
 per me spenta è fede,
 amore e amistà.
 
995   Si mora. Si mora.
 Per me spenta ancora
 sia spene e pietà.
 
 Antisala.
 
 SCENA VIII
 
 PALMIDE, NISEA e VONONE
 
 VONONE
 Sì ostinata?
 PALMIDE
                         L’iniquo!
 NISEA
                                             Odimi.
 PALMIDE
                                                             È vano.
 NISEA
 Ornospade è fedele...
 PALMIDE
                                         A chi ’l difende.
 VONONE
1000Piacciati una discolpa...
 PALMIDE
 Sul labbro di Nisea più lo condanna.
 VONONE
 Pensa al mortal suo rischio.
 PALMIDE
 Sol mi sta avanti gli occhi il suo delitto.
 NISEA
 Tu lo soccorri; il puoi.
 PALMIDE
                                          Chi l’ama il salvi.
 NISEA
1005Al re, più di Nisea, Palmide è cara.
 PALMIDE
 Io non lo pregherò per un ingrato.
 VONONE
 Nisea porgerà prieghi...
 PALMIDE
 Se il perdon ne otterrà, l’abbia in mercede.
 VONONE
 Tu unisci i tuoi.
 PALMIDE
                                Non chiede
1010il favor chi nol cura.
 NISEA
                                       E s’ei ti amasse?
 Credil. Gli sta nel cor solo il tuo volto.
 VONONE
 Né Palmide ei tradì...
 PALMIDE
                                          Più non vi ascolto. (Parte furiosa)
 
 SCENA IX
 
 NISEA e VONONE
 
 NISEA
 Femmina mai non vidi
 sì pertinace.
 VONONE
                          Guai
1015se cor di donna è invaso
 da quel mostro e da quella
 de l’amoroso inferno
 furia letal che gelosia si appella.
 NISEA
 Deh! Tu la segui e studia di placarla.
 VONONE
1020Più facil crederò dar far ch’arda il ghiaccio
 o smover rupe o tigre
 impietosir rabbiosa
 che ridurre a ragion donna gelosa.
 
    Se non vi fosse
1025quel tosco amaro
 di gelosia,
 quanto più dolce,
 quanto più caro
 saria l’amar!
 
1030   Fuggendo pace,
 cercando affanno,
 ella in suo inganno
 sé stessa gode
 di tormentar.
 
 SCENA X
 
 NISEA e poi MITRIDATE
 
 NISEA
1035A Mitridate parlerò tutt’altra
 che a Palmide. Egli vien. Quando una bella
 sappia d’avere il torto,
 pongasi in più contegno, usi più asprezza;
 e del querulo amante
1040le doglianze spaventi,
 dandogli per ragion: «Così mi piacque».
 MITRIDATE
 Non credea, principessa...
 NISEA
                                                  Eh! Non è tempo
 di oltraggiose querele.
 Ornospade è in periglio.
 MITRIDATE
                                               In sua difesa
1045mi diè sproni altre volte un tuo comando.
 Io lo credei pietade; ed era amore.
 NISEA
 Credilo qual più vuoi. Non disinganno
 chi si obblia nel rispetto.
 Il potrei; ma nol merti;
1050e se del mio perdono
 a te cal, per l’amico
 ti adopra; egl’è innoce ei ti è leale, ancorché rea
 sia, qual pensi, Nisea.
 MITRIDATE
 Se io da colpa ignota (Dura legge d’amor!) Da forza colpa ignota
1055come il difenderò?
 NISEA
                                     Seco è ’l re in ira,
 perché il crede spergiuro.
 MITRIDATE
 Di che?
 NISEA
                  Di aver sedotta
 Palmide a la ripulsa a rifiutarlo
 del regio amor che gli offeriva il trono.
 MITRIDATE
 Da Palmide altro intesi. Il re è deluso.
 NISEA
1060Sai da chi? Da Nisea, lo crederesti?
 Vedi s’ami Ornospade ami Ornospade io che ’l tradisco.
 MITRIDATE
 Deh! Perché mai? Chi a ciò ti mosse?
 NISEA
                                                                      Oh! Questo
 non ti lice indagar. Cupido amante,
 che saper troppo voglia,
1065vuol poco meritar. Così Così mi piacque.
 Tanto ti basti; e disinganna il padre.
 MITRIDATE
 Dirò a lui di Ornospade?...
 NISEA
 Sì, l’innocenza.
 MITRIDATE
                               E di Nisea?
 NISEA
                                                       Pretesti
 trova a l’error, discolpa a la menzogna.
1070Difficile non è che abbondi ingegno
 a chi sta al regio fianco. Assai già dissi.
 Servi a me. Placa il re. Salva l’amico;
 e di più non cercar. Che se vedessi
 spirto in te diffidente e cor geloso,
1075direi: «Sia Mitridate
 d’altra più sofferente amante e sposo».
 
    Gelosia non fa per me.
 Serberò costanza e fé;
 ma vo’ il core in libertà.
 
    Genio austero e sospettoso
 che altrui toglie e a sé riposo,
 è ’l tiranno e non l’amante
 d’una misera beltà.
 
1080   Il vantar più d’un amante
 pregio accresce a un bel sembiante
 né lo toglie a l’onestà.
 
 SCENA XI
 
 MITRIDATE, poi ARTABANO con ANILEO
 
 MITRIDATE
 Penso a l’amico e ogni ombra
 dal cor già mi si sgombra.
1085Penso a l’am l’amante e ancora
 dir non posso così. Ma che? Conviene
 soffrir, che non so in lei
 se un gran bene o un gran mal più perderei.
 ARTABANO
 Giunto in Carre è Metello. Ad incontrarlo
1090tu vanne.
 MITRIDATE
                     Pria mi concedi...
 ARTABANO
 Non replicar.
 MITRIDATE
                           Pronto; ma nulla intanto,
 che ne avresti dolor, l’eccelsa mente
 su Ornospade risolva. Egli è innocente. (Parte)
 ANILEO
 Guardati, o sire, d’indugiar. Previeni
1095del romano legato
 le ree speranze e le dimande audaci.
 I primi di Metello ardenti voti
 fieno in pro di Ornospade;
 né condannar tu lo potresti alora,
1100senza più provocar cesare e Roma.
 Su. Il rival di Artabano,
 il prottetor dei figli di Fraate,
 il seduttor di Palmide e di augusto
 mora. Sarai felice e sarai giusto.
 ARTABANO
1105O fedele Anileo, vinte hai l’estreme
 ripugnanze del cor. Qualche rimorso
 davami rimembranza
 dei trofei di quel misero. Han distrutto
 le recenti sue colpe il merto antico.
1110Ei mi sostenne la corona in fronte;
 e sua gloria maggior pensa che or sia
 ritormela di capo e al piè gittarla
 di un cesare nemico.
 Non lo farà. Va’.
 ANILEO
                                Tosto. (In atto di partire)
 ARTABANO
1115Ma se innocente ei fosse?
 ANILEO
 Ritorni a dubitar? Di me diffidi?
 Un momento che tardi...
 ARTABANO
 No. Vanne Va’ dunque; e al simulacro,
 onde Nemesi spira
1120contra i rei pena ed ira,
 Ornospade si tragga; e là trafitto
 sia da partico stral quel cor perverso.
 Poi del fiero apparato
 tolgasi ogni orma; e di più luce adorno
1125sembri, al cader di lui, splender il giorno.
 ANILEO
 Tanto farò. Ma sinché il ferro intriso
 non ti [illeggibile] reco del sangue iniquo e fello,
 celati a Mitridate e più a Metello.
 
 SCENA XII
 
 ARTABANO, poi MITRIDATE
 
 ARTABANO
 Ire di re, vi applaudo. È dato il cenno.
1130Roma ne tremi e sbigottir le sue
 mal fondate speranze
 faccia un sol colpo; e l’amor mio n’esulti. (In atto di partire)
 MITRIDATE
 Ove, o signor? Col non veder Metello,
 un gran ben ti ritardi.
 ARTABANO
1135Per poco attenda; e poi mi vegga e parli
 ma presente Anileo.
 MITRIDATE
 Vieni del più leale
 suddito a udir...
 ARTABANO
                                Le trame scellerate
 ma, grazie al ciel, già dissipate e rotte.
 MITRIDATE
1140E se fosse opra sua la stabil pace
 con cesare e con Roma?
 ARTABANO
 Roma vuol guerra e l’abbia. A provar quanto
 pesi il partico braccio,
 venga il cesare suo. Vengano i figli
1145di Fraate anche seco.
 Non troveran sì mal difeso il trono
 che, fatto mia conquista,
 non è più lor retaggio.
 Vinceralli Artabano
1150anche senza Ornospade;
 ma senza lui, lor primo appoggio e spene,
 che potrann’essi?
 MITRIDATE
                                   Ah! Qual t’ingombra errore?...
 ARTABANO
 Non erro, no; so la dimora in Roma
 de l’esule e le insidie. A questo ei venne.
 MITRIDATE
1155Cada, o mio re, s’io mento,
 sotto acciar di carnefice il mio capo.
 Servì a l’esule, è ver, Roma di asilo;
 ma non mai più d’alor ti fu fedele.
 ARTABANO
 Oh! Chi osò da vicino
1160con Palmide ingannar...
 MITRIDATE
                                              Nol fece, o sire;
 e Palmide lo sa...
 ARTABANO
                                  Questo anche nieghi?
 Forse Nisea non fu presente? O forse
 nol disse a me?
 MITRIDATE
                               Le sue ragioni ell’ebbe.
 Già n’è pentita.
 ARTABANO
                                In quale
1165labirinto m’hai posto! O tu m’inganni
 o Anileo fu bugiardo.
 MITRIDATE
                                         Assicurarti
 puoi, se ascolti Metello e se Nisea.
 ARTABANO
 Seguimi. O di chi regna
 fatal condizion! che error fuggendo,
1170a discerner non giugne il ver dal falso
 e crede poi, quasi abbia agli occhi un velo,
 la fede inganno e la perfidia zelo.
 
    Siam qual legno in fra più venti
 che non sa cui dar le vele
1175per trovar l’amico porto.
 
    Qua e là gira e poi quel segue
 che più avverso e più infedele
 tra più venti su le arene il lascia assorto.
 
 Atrio con la statua di Nemesi.
 
 SCENA XIII
 
 ANILEO con GERONZIO, poi PALMIDE con VONONE
 
 GERONZIO
 Dal carcere a la sua
1180non meritata morte
 vien l’infelice.
 ANILEO
                             E lo compiangi? O vile
 che sei! S’ei non si perde, io son perduto.
 GERONZIO
 Palmide è qui. (Palmide guarda intorno agitata)
 ANILEO
                               Furor la guida.
 VONONE
                                                            Acheta
 l’alma feroce. (A Palmide)
 PALMIDE
                             Alora (A Vonone)
1185che il traditor fia morto esanime, averò pace.
 ANILEO
 Beltà cresce in quell’ira e tal mi piace.
 VONONE
 Ancora... (A Palmide trattenendola)
 PALMIDE
                     O generoso (Corre ad Anileo)
 vendicator e giusto
 de’ tuoi torti e de’ miei, prode Anileo,
1190so la pena di un empio,
 ti è a cor; s’appo un’offesa
 principessa e tradita,
 che esser può tua regina,
 piaceti meritar grazia e favore,
1195concedi al mio dolore una vendetta
 che, se mi neghi il dono,
 il meglio perderia del suo trionfo
 e la tua con men fasto ancor ne ad andrebbe.
 ANILEO
 Tutto, o Palmide, avrai, se cosa chiedi
1200che né scemar né differir la pena...
 PALMIDE
 L’accresce anzi e l’affretta.
 Tu d’arco e di saetta
 donami armar la destra,
 ond’io stessa a portar piaga omicida
1205vaglia in mezzo a quel core,
 seggio d’alma sì barbara e sì infida.
 VONONE
 Che chiedi? O dei!
 ANILEO
                                     Non, se de l’Asia il trono,
 non, se te stessa ancor mi avessi offerta,
 più lieto ne sarei. Soffra Ornospade
1210una morte che l’empia
 d’orror. Ma vedi poi che non sia vinto
 l’odio novello da l’antico affetto.
 PALMIDE
 No. Troppo è forte in me l’odio e ’l dispetto.
 
    Andrà a ferir quel core
1215la rapida saetta.
 
    E prenderà su l’ali
 de l’odio e de l’amore
 il volo a la vendetta. (Parte frettolosa)
 
 SCENA XIV
 
 ANILEO, VONONE, GERONZIO e ORNOSPADE fra guardie
 
 GERONZIO
 Gelosia, che non fai?
 VONONE
                                        (Son fuor di me).
 GERONZIO
 (Gelosia, che non fai?)
 VONONE
                                            (Son fuor di me).
 ORNOSPADE
1220Anileo, finalmente
 la tua rabbia mi opprime.
 Morrò, senz’altra colpa che d’averti
 mal conosciuto e amato.
 Saziati. In mia ruina
1225ti abusa di un poter che non avresti,
 se non fosse opra mia. Di mia costanza
 forse sbigottirà la tua fierezza;
 e ti sarà tormento
 che non possa la morte
 da la man di Neppur da la tua man prender più orrore
 per da la man di Anileo prender più orrore
 per farmi più dolente o pur men forte.
 ANILEO
 Vedrem se tanto core
 avrai, fatto bersaglio ad altro braccio
1235che al mio. Tosto a quel sasso
 legatelo, o soldati.
 ORNOSPADE
 Quante lagrime ancora
 dee, ma tarde, costar la mia innocenza! (Vien dalle guardie legato ad una colonna)
 VONONE
 (E Palmide infierir potrà in quel petto?)
 GERONZIO
1240(O di miseria e di pietade oggetto).
 
 SCENA XV
 
 PALMIDE, armata d’arco e di frecce, e i suddetti
 
 PALMIDE
 Vengo, Anileo, sì vengo,
 più che d’arco e di stral, di furie armata,
 al memorabil colpo.
 ANILEO
 La vittima già vedi e l’ara e ’l nume.
1245Tu ’l sacrificio affretta.
 PALMIDE
 Compiasi il voto; e tu, gran dea, l’accetta.
 ORNOSPADE
 Palmide... Che rimiro! Ah! Tu sarai...
 PALMIDE
 Sì sì, quella sarò che nel più iniquo
 e scellerato core
1250il ferro punitor vibri e nasconda.
 Nemesi il trasse a la sua pena e al colpo
 ministra ella me elegge, ond’ei più ’l senta.
 ORNOSPADE
 Questo anche, o dei!
 ANILEO
                                        Tu tremi! A che in quegli occhi
 le tenebre? In quel petto
1255a che i palpiti? Morte
 spaventa alma sì forte?
 ORNOSPADE
 O Palmide crudel, Palmide ingrata,
 vien pure. Qui, qui ferisci, ove ti addita
 il guardo, nol potendo
1260le mani al sasso avvinte.
 Qui trafiggi quel cor che ti amò tanto
 e tanto t’ama ancor. Se poi non ti basta,
 trafitto che l’avrai, dal sen lo strappa
 e d’ogni lato il guarda; e se lo senti
1265fervido ancor, di’ che lo scalda e avviva
 non la vita in lui spenta
 ma l’amore in lui vivo.
 Con tal dono poi vanne
 al re che mi condanna; e l’arra ei sia
1270de’ tuoi sponsali. Un dì verrà che qualche
 sospir darete a la memoria mia.
 ANILEO
 Eh! Più non l’ascoltar, potria che la pietade
 potria...
 PALMIDE
                  Pietade in me! Soldati, addietro.
 ANILEO
 lo di qui osserverò se la tua destra
1275sia in ben ferir maestra. (Anileo si mette vicino alla statua di Nemesi)
 VONONE
 (Febo, asconditi).
 PALMIDE
                                   O figlia (Al suono di grande sinfonia)
 di Temide e di Giove,
 Nemesi, atroce, formidabil dea,
 degli empi punitrice,
1280tu la man reggi, tu accompagna il ferro
 che nel tuo nume io vibro.
 Ei sia fulmine e fiamma. Del lor tosco
 lo spargano l’Eumenidi. In quel petto
 porti tutto l’inferno, ov’io lo spingo drizzo,
1285vendicator d’ogni mio danno e torto.
 Mori, perfido;. Mori.
 ANILEO
                                         Ahimè, son morto! (Palmide si rivolta improvvisamente con empito verso Anileo e, scoccando lo strale lo colpisce nel cuore e l’uccide. Egli facendo due o tre passi barcolando, va a cadere dentro la scena. Nello stesso tempo s’apre cade il primo apparato della scena e dà luogo alla veduta di luogo altra scena magnifica e luminosa)
 GERONZIO
 Morto è Anileo.
 VONONE
                               Lo credo appena.
 PALMIDE
                                                                O caro (Gittando l’arco, corre ad Ornospade e lo abbraccia)
 Ornospade, perdona
 l’angoscia, in cui ti tenni, e che vicina
1290quasi è stata a tradirmi. Io, che altrimenti salvarti altrimenti
 salvarti Non potea, vendicarti non poteva salvarti,
 volli almeno vendicarti e morir teco.
 ORNOSPADE
 O nodi, o non mai tanto (Facendo sforzi per disciorsi)
 crudei che mi vietate
1295render i dolci amplessi. Or che mi lo mi credi
 fedele, venga pur morte al venga pur morte. Al tuo Ornospade...
 
 SCENA ULTIMA
 
 MITRIDATE, NISEA, poi ARTABANO con sieguito e i sopradetti
 
 MITRIDATE
 Venga vita e perdono... (Mitridate e Nisea corrono a slegarlo)
 NISEA
                                              E libertade.
 PALMIDE
 Come?
 VONONE, GERONZIO
                 O dei!
 NISEA
                               Con qual gioia
 spezzo queste ritorte e le calpesto!
 ORNOSPADE
1300Dunque?...
 MITRIDATE
                        Vedi il tuo re che a braccia aperte
 si affretta...
 ARTABANO
                        O pien di fede, (Abbracciandolo)
 di virtù e d’innocenza, anima invitta,
 l’amor con cui ti stringo,
 Palmi la vita che ti rendo,
1305Palmide, che ti cedo, e quanto offrirti
 posso non è compenso
 bastante al mal che feci
 né al ben che ricevei. Tu con la pace
 di cesare e di Roma,
1310mi rassicuri il trono
 ch’io già ancor ancor ti dovea. Chiara è tua fede.
 Ben punito è Anileo.
 Chi mi prevenne e lo punì, si applauda
 e n’abbia premio ed Ornospade ei sia.
1315Ma l’opre andate, o nobil coppia, obblia.
 ORNOSPADE
 Che dir posso, o mio re signor? Palmide e vita
 è assai; ma nel tuo affetto ho un maggior bene.
 PALMIDE
 E or Orché un tal don mi viene
 da la man del mio re, più è ’l pregio e l’amo.
 VONONE
1320(Chi pensate avria mai tali vicende?)
 ORNOSPADE
 Mitridate, Nisea, che dirò a voi?
 MITRIDATE
 Dinne il piacer che abbiam dei piacer tuoi.
 ARTABANO
 Se nel suo amor solo ir fastoso e lieto,
 Mitridate, il vedessi, il tuo potrebbe
1325sospirarne d’invidia. Eh! Tu ’l consola,
 Nisea. L’ama in tuo sposo.
 MITRIDATE
 Se il tuo cor...
 NISEA
                            Te lo accerta,
 dal mio pronto ubbidir, tutto amoroso.
 CORO.
 
    I trionfi de la frode
1330brevi sono e menzogneri.
 
    L’innocenza sola gode
 fermi beni e piacer veri.
 
 Fine del dramma
 
 LICENZA
 
 Se sono i piacer veri
 quei che dona virtù, te fan beato,
1335augusto ottimo Carlo,
 non gli ampi regni, ereditati o vinti.
 Sovra mondo maggior stendean lo scettro
 i Claudi ed i Neroni.
 Non copia d’oro e non le tante in guerra
1340tue invincibili schiere.
 Ricco più n’era Mida e più grand’ombra
 di Cambise spandean l’aste e i vessilli.
 Che dunque? Il tuo gran bene
 vien dal tuo cor, ne’ lieti eventi umile,
1345invitto ne’ sinistri.
 Vien da l’alta tua mente
 che nel render ragion l’opre riguarda,
 non le persone, e in giudicar si regge
 col ver, non con l’affetto.
1350Onde sotto il tuo impero
 non la frode ha poter, non l’innocenza
 timore; e se livor livor pur osa o tenta,
 vergogna il segue e pena lo sgomenta.
 
    Tal regnando, augusto Carlo,
1355dir non so se fai beato
 più ’l tuo impero o più te stesso.
 
    Ma del popolo vassallo
 tutto il gaudio in te si accoglie,
 qual de’ rai, che per cristallo
1360spanda il sole, n’è centro anch’esso.