Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 MITRIDATE
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nella cesarea corte per il nome gloriosissimo della sacra, cesarea e cattolica real maestà Carlo VI, imperadore de’ Romani sempre augusto, per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, l’anno MDCCXXVIII.
    La poesia è del signor Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ARGOMENTO
 
    Mitridate, per sopranome Eupatore, fu ’l sesto fra i re del Ponto di questo nome. Le sue guerre contra i Romani, le sue vittorie e le sue sconfitte gli ottennero anche quello di Grande. Ebbe più mogli e d’esse molti figliuoli; ma la sua crudeltà si stese più volte anche nella propria famiglia. Di tutti i suoi figliuoli, Farnace fu il più distinto e da lui ancora fu dichiarato suo erede, comeché poscia lo prendesse in sospetto d’intelligenza che tra lui passasse e i Romani, suoi capitali nemici, appresso i quali esso Farnace era stato per qualche tempo in ostaggio dopo la prima infelice guerra di Mitridate, in cui e’ perdette la Bitinia e altri stati nell’Asia, rimastogli appena il Ponto, e quello ancora a durissime condizioni. Per riparare dipoi a cotante sue perdite, mosse nuova guerra ai Romani e si collegò con Tigrane II, re di Armenia e figliuolo del primo di questo nome, il quale divenne poscia suo genero. Tigrane accettò di entrare in lega col patto che Apamea, sua sorella, fosse data al principe Farnace in isposa. Si sa che questa seconda guerra all’uno e all’altro re fu fatale e che Mitridate, per tema di cadere in mano de’ Romani, cercò inutilmente di darsi la morte con un veleno che sempre tenea presso di sé, entro un anello racchiuso.
    Laodice o Ladice, una delle mogli di Mitridate e matrigna di Farnace, si suppone nel dramma che fosse rimasta vedova del vecchio Tigrane, di cui avuti avesse tre figliuoli, cioè Tigrane, che succedette al padre nel regno di Armenia, Eupatra e Apamea. Richiesta in matrimonio da Mitridate, nel partir da Artassata, capitale di quel regno, raccomandò alla fede di Gordio, uno de’ generali di Mitridate, la picciola Eupatra che di poco eccedeva un anno, acciocché sbrigatosi de’ pubblici affari, che quivi lo rattenevano, gliela riconducesse nel Ponto. Dal dramma si raccoglie che Gordio con la bambina arrivasse nella Colchide, prima di passare nel Ponto, e che la stessa notte, in cui vi pervenne, la città di tal nome fosse assalita e presa da’ Romani, che Gordio per giusti motivi tacendo ad Ostane, nobile scita suo conoscente ed amico, la condizione e ’l nome di Eupatra, la consegnasse alla fede di lui e trovasse poi modo di fuggire in quella sorpresa, che Ostane e la fanciulla rimanessero prigionieri de’ Romani, dai quali fossero in Roma condotti e tenuti schiavi vent’anni, che Ostane allevasse la fanciulla sotto nome di Aristia, che in Roma la vedesse Farnace, quando vi stette in ostaggio, e che invaghitosene la sposasse in segreto e seco la conducesse in Eraclea e trovasse modo di metterla appresso la regina Ladice, a fine di aver agio di vederla più spesso, che egli fosse dipoi mandato nella Colchide che si era sottratta al dominio del re suo padre, donde ritornando vittorioso, trovasse stabilito il suo matrimonio con la principessa Apamea. Il rimanente s’intende dalla tessitura del dramma, ad alcune scene del quale ha molto contribuito una moderna tragedia francese del signor de La Motte.
 
 ATTORI
 
 MITRIDATE re del Ponto
 LADICE sua moglie
 FARNACE figlio di Mitridate ma d’altra moglie di lui, sposo in segreto di Aristia
 ARISTIA dama in corte di Ladice, sposa di Farnace
 APAMEA figliuola di Ladice e di Tigrane il Vecchio, re di Armenia
 DORILAO principe di Eraclea, uno de’ capitani di Mitridate, amico di Farnace e amante di Apamea
 GORDIO uno de’ capitani di Mitridate e confidente di Ladice, amante di Aristia
 OSTANE nobile scita, aio di Aristia
 
    La scena è in Eraclea, città principale del Ponto.
 
 COMPARSE
 
    Di guardie reali con Mitridate, di capitani con Mitridate, di persiani con la regina, di soldati con Farnace, di armeni con Gordio, di due armeni in figura d’ambasciatori, di eracleensi con Dorilao, paggi con la regina, paggi con il re.
 
 MUTAZIONI
 
    Nell’atto primo: sala d’armi con due porte ai lati del prospetto, trono reale magnifico ai lati della sala, ove avranno a sedere Mitridate e Ladice, coperto al di sopra da baldacchino di porpora e d’oro.
    Atto secondo: stanza reale con due porta laterali, l’una dirimpetto all’altra.
    Atto terzo: piazza di Eraclea con la facciata del tempio di Ercole e con ara collocata in mezzo a due statue colossali, l’una di Ercole e l’altra di Apollo; spiaggia di mare, tutta ingombrata di tende e d’altri apprestamenti di guerra, da una parte veduta di armata navale in lontano e dall’altra quella del porto e della città di Eraclea.
    Atto quarto: galleria sostenuta all’intorno da archi, fra i quali sono le statue dei re del Ponto.
    Atto quinto: deliziosa che guida agli appartamenti della regina; salone magnifico con logge all’intorno pratticabili.
    Le scene furono rara invenzione degli signori fratelli Giuseppe ed Antonio Galli Bibiena, primo e secondo ingegnieri teatrali di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 BALLI
 
    In fine dell’atto primo: di armeni e di eracleensi, i quali festeggiano l’alleanza fra i loro sovrani.
    In fine dell’atto terzo: di marinari orientali che sbarcano dalle navi.
    In fine del quinto atto: dei seguaci del piacere e dell’allegrezza.
    Il primo e terzo ballo furono vagamente concertati dal signor Simon Pietro Levassori della Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica. Il secondo ballo fu altresì vagamente concertato dal signor Alessandro Phillebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per i suddetti balli del signor Niccola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.