Gianguir, Vienna, van Ghelen, 1724

 GIANGUIR
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nella cesarea corte per il nome gloriosissimo della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperadore de’ Romani sempre augusto, per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, l’anno MDCCXXIV.
    La poesia è del signor Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ARGOMENTO
 
    Gianguir, figliuolo di Akebar, imperadore del Mogol, succedette al padre nel governo di quella vasta monarchia. Egli, vivente il padre, eraglisi ribellato; e vinto, ne avea ricevuto il perdono. Corse però qualche voce che Akebar, vicino a morte, dichiarasse suo erede il sultano Cosrovio, suo nipote e figliuol maggiore di Gianguir, in pena della ribellione di questo. Comunque ne fosse, Gianguir succedette al padre e di là a qualche anno prese in moglie Zama, femmina persiana, quanto bassa di nascita tanto sublime di spirito e rimasta vedova di un ufficiale che militava negli eserciti del Mogol. Aveva ella una figliuola, per nome Miraca, a lei nata del primo marito, e un fratello per nome Asaf che ben presto giunse ad essere il favorito del suo sovrano che interamente da questi due lasciavasi governare. Asaf di consenso della regina proccurò che Gianguir obbligasse Cosrovio a prendere in moglie Miraca; ma il principe, sì per la bassa nascita di questa, sì per l’odio che aveva contra di loro e sì anche per esser d’altra invaghito, ne ricusò apertamente le nozze. Si tramò pertanto di farla sposare ad altro minor figliuolo di Gianguir, instigando il re a dichiararlo suo erede, ad esclusione del primogenito, il quale a sì gran torto, avvalorato anche dalla pretesa dichiarazione di Akebar, suo avolo, a suo favore, non poté non risentirsene; talché uscito in campo contro del padre, in tempo che questi era in guerra contra il re di Persia che aveagli occupata Kandahar, fortissima piazza ai confini, andò sotto Agra sua capitale e obbligò il padre a lasciar l’impresa di Persia; ma in una campale battaglia restò vinto e fatto prigione da Mahobet, il più insigne capitano che avesse il Mogol. Questi condusse a’ piè di Gianguir il vinto figliuolo, cui similmente dal padre generosamente fu perdonato, interponendosi lo stesso Mahobet e anche la regina per lui.
    Per maggiore intelligenza del dramma, egli è da sapersi che Mahobet, da cui Cosrovio fu vinto, era peraltro tanto amico di lui quanto nemico di Asaf. Egli prima della ribellione del principe, avevalo apertamente difeso contra le violenze ed insidie di Asaf e di Zama; onde caduto al re il sospetto, fu dato ordine ad Asaf che al sortir del Mahal, o sia del palazzo imperiale, facesse ucciderlo dalle guardie. Mahobet, assistito dai suoi, si difese per qualche tempo; ma vedendo crescere il numero degli assassini, entrò col poco suo seguito nell’appartamento di Gianguir e, stretto in mano un pugnale, afferratolo per un braccio, lo costrinse a seguitarlo, minacciando chiunque ardisse di avanzarsi di piantar quel ferro nel petto allo sbigottito sultano. Una risoluzione sì ardita sgomentò e tenne lontano ciascuno; ond’egli si ridusse salvo insieme con esso in sua casa, dove gli usò ogni maggiore rispetto, restituendolo ben subito alla libertà e alla regina e poi mettendosi alla testa dell’esercito per combattere il figliuolo ribello. La suddetta troppo ardita risoluzione di Mahobet, la quale sembra che trascenda i confini del verisimile poetico, mi sarei guardato di esporla di mia fantasia sul teatro, se non la trovassi pienamente giustificata dalla verità del fatto e dall’autorità della storia.
    Per dar più stimolo e forza alla ribellione di Cosrovio, vi sono introdotti gli amori di lui con Semira, principessa di Cambaia e Sorate, figliuola di Badur, già re di que’ luoghi, la quale, essendo fanciulla, fu salvata da Jasingo suo aio, allorché il re suo padre e gli altri figliuoli di lui furono vinti e fatti morire da Akebar che aggiunse quel regno agli altri del suo dominio. Nell’animo della principessa sì nudrì pertanto un odio implacabile contra Gianguir, erede del suo nemico; e sotto nome di Alinda portatasi in Agra, dov’era la corte, ad oggetto di trovar modo di vendicarsene, le venne fatto di guadagnar l’amore di Cosrovio e di Asaf, divenuta però anch’essa amante del primo, e di eccitare il medesimo, senza però manifestarsegli, a prender l’armi contro del padre, con promessa poi di sposarlo.
    I fondamenti dei sopradetti avvenimenti possono leggerli nei Viaggi di Francesco Bernier e più distesamente nella Storia generale dell’impero del Mogol, scritta dal padre Francesco Catrou della Compagnia di Gesù, sopra le Memorie di Niccolò Manuzio, veneziano, che per quaranta e più anni esercitò in quella corte, con sua gran lode e profitto, la medicina.
 
 ATTORI
 
 GIANGUIR imperadore del Mogol
 ZAMA sua moglie
 COSROVIO primogenito di Gianguir, amante di Semira
 SEMIRA sotto nome di Alinda, principessa di Cambaia e Sorate e amante di Cosrovio
 ASAF fratello di Zama, favorito di Gianguir e amante di Semira
 MAHOBET generale dell’esercito di Gianguir e amico di Cosrovio
 JASINGO uno de’ capitani di Gianguir, aio di Semira e amico di Cosrovio
 
    La scena è in Agra e nelle sue vicinanze.
 
 COMPARSE
 
    Di rajas, ossia principi sudditi del Gran Mogol, con Gianguir, di nobili indiani con Gianguir, di arcieri indiani con Zama, di schiavi mori con Zama, di bengalesi con Gianguir, di soldati indiani con Mahobet, di schiavi persiani.
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: anfiteatro nella gran piazza di Agra, le cui estremità nella facciata sono congiunte da un arco trionfale con due porte minori chiuse ai due lati di esso, ricco trono imperiale alla parte destra e in lontano una parte del Mahal o sia del palazzo imperiale; in fine de l’atto si vedrà avanzarsi magnifica trionfal macchina, sostenuta da un elefante, sopra cui siedono i due gran sultani del Mogol.
    Nell’atto secondo: gabinetto di porcellane con due porte che corrispondono ad altri appartamenti.
    Nell’atto terzo: viali di palme che l’una con l’altra intrecciandosi formano tre vaghi ombrosi passeggi, terminando in lontano in una deliziosa.
    Nell’atto quarto: rotonda con galleria d’idoli indiani nel palazzo di Mahobet, illuminata di notte con porta nel mezzo, e altra all’uno dei lati; campagna intorno ad Agra, la cui gran porta con ponte vedesi da uno dei fianchi, dall’altra parte alloggiamenti militari, in fondo monte ingombrato da tende e da soldati.
    Nell’atto quinto: cortile del palazzo imperiale; salone imperiale con ricco trono; verso il fine scende dall’alto una gran nuvolosa, la quale a poco a poco dissipandosi dà luogo alla veduta di macchina luminosa, rappresentante la reggia del Sole.
    Le scene e le altre apparenze sono rara invenzione del signor Giuseppe Galli Bibiena, primo ingegnere teatrale e architetto di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ABBATTIMENTI E BALLI
 
    Nel primo atto: abbattimento di due squadriglie d’indiani guidate da Cosrovio e da Asaf, primieramente con mazza e scudo, poi con arme come scudo e infine con sciabla.
    L’abbattimento fu vagamente concertato dal signor Domenico Chenino de la Vigna, maestro di armi di sua maestà cesarea cattolica.
    Nel secondo atto: ballo di pagodi e di indiani artefici delle porcellane.
    Questo ballo fu vagamente concertato dal signor Alessandro Philebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea cattolica.
    Nel terzo atto: ballo in cui si rappresenta uno sposalizio di paesani indiani.
    Questo ballo fu vagamente concertato dal signor Pietro Levassori de la Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea cattolica.
    Nel quarto atto: combattimento tra i due eserciti di Gianguir e di Cosrovio, con la sortita delle genti di Mahobet fuori della città e con la sconfitta di quei di Cosrovio.
    Questo combattimento è altresì ingegnosa invenzione del suddetto signor de la Vigna.
    Nel quinto atto: ballo dei seguaci del Sole, i quali rappresentano le quattro stagioni dell’anno, tanto cogli abiti come coi movimenti.
    Questo ballo è similmente nobile ritrovamento del suddetto signor Philebois, con le arie per li suddetti balli del signor Nicola Mattheis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea cattolica.