Andromaca, Vienna, van Ghelen, 1724

 ANDROMACA
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nell’imperial Favorita, festeggiandosi il felicissimo giorno natalizio della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperadore de’ Romani sempre augusto, l’anno MDCCXXIV.
    La poesia è del signor Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ARGOMENTO
 
    Chiunque ha letta l’Andromaca di Euripide e di Racine e le Troadi di Euripide e di Seneca conoscerà che io in questo dramma mi sono ingegnato di imitarli in più luoghi e di approfittarmi di così eccellenti esemplari; ma con tutto questo, conoscerà parimente che la tessitura di esso è molto diversa da quella delle loro tragedie. L’argomento è per sé noto a ciascuno; nessuno degli attori è di mia invenzione; tutti me gli ha somministrati la lettura degli antichi scrittori; e vi ho intrecciato in tal guisa il verisimile col vero che a grande stento possono discernersi l’uno dall’altro. A maggior chiarezza tuttavia della favola, darò in ristretto la notizia della qualità e del carattere di ciascuno de’ personaggi che vi hanno parte.
    Andromaca, figliuola di Eezione, re di Tebe nella Cilicia, fu moglie di Ettore, figliuolo di Priamo re di Troia. Suo marito fu ucciso da Achille e, dopo la presa di Troia, venne in poter di Pirro, da cui ardentemente fu amata.
    Astianatte fu figliuolo di Ettore e di Andromaca. Finita la guerra, i Greci commisero la di lui morte ad Ulisse. Il più degli scrittori vuole che Ulisse lo facesse morire precipitato da un’alta torre di Troia. Altri asseriscono che Andromaca trovasse modo d’ingannare Ulisse e di salvare Astianatte; ed io a questi mi sono attenuto con l’esempio del sopranomato Racine.
    Pirro, figliuolo di Achille e nipote di Peleo, onde i discendenti furono detti Pelidi, fu re di Epiro. Amò Andromaca e si ammogliò con Ermione, principessa di Sparta.
    Ermione nacque di Menelao, re di Sparta della casa degli Atridi, e di Elena e fu moglie di Pirro. Ebbe gelosia degli amori di questo con Andromaca e ciò la indusse primieramente a proccurare la morte di Andromaca e poi quella di Pirro col mezzo di Oreste.
    Ulisse, re d’Itaca e marito di Penelope, fu uno de’ più atroci nemici de’ Troiani e quegli che più insistette a far morire Astianatte.
    Telemaco fu suo figliuolo e poco di età diverso dovette essere da Astianatte. Partito il padre da Itaca, andò peregrinando in più luoghi, senza sapersi ove fosse. Ciò mi dà motivo di fingere che Andromaca, avendo presentito da Eleno e da Cassandra, figliuoli di Priamo e indovini per inspirazione di Apollo, che Astianatte avrebbe corso pericolo di morte e che la sola via di salvarlo sarebbe stata l’avere in sua mano Telemaco, lo facesse rapire in Itaca insieme con Eumeo.
    Eleno fu veramente figliuolo di Priamo; ma per onesto motivo lo dico solamente principe del real sangue troiano. In progresso di tempo fu marito di Andromaca e regnò lungamente con lei nella Adania, poi detta Molossia, che è una parte dell’Epiro, donata da Pirro ad essi loro.
    Oreste fu figliuolo di Agamennone re di Argo e di Micene. Amò Ermione e per cagione di lei fu prima rivale e poi uccisore di Pirro.
    Eumeo fu uno dei vassalli più confidenti di Ulisse, il quale, partendo da Itaca, lo lasciò alla custodia di suo figliuolo Telemaco.
 
 ATTORI
 
 PIRRO figliuolo di Achille, re di Epiro, amante di Andromaca
 ANDROMACA vedova di Ettore, principessa troiana e schiava di Pirro
 ASTIANATTE figliuolo giovanetto di Andromaca
 TELEMACO figliuolo giovanetto di Ulisse, allevato da Andromaca col nome anch’esso di Astianatte
 ULISSE re d’Itaca, ambasciadore de’ Greci
 ERMIONE figliuola di Menelao e di Elena, re di Sparta, promessa a Pirro e amante di Oreste
 ELENO principe del real sangue troiano, amante segreto di Andromaca
 ORESTE figliuolo di Agamennone, re di Argo, e amante di Ermione
 EUMEO aio di Telemaco e confidente di Ulisse
 
    La scena è in Troia.
 
 COMPARSE
 
    Di epiroti con Pirro, di spartani con Ermione, d’itacensi con Ulisse, di argivi con Oreste; paggi con Andromaca, paggi con Ermione.
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: facciata di tempio da un lato con ara, dall’altra parte principio di bosco, monte in lontano.
    Nell’atto secondo: porto di Troia ingombrato da alloggiamenti militari e real padiglione chiuso, mare in lontano con navi alla spiaggia.
    Nell’atto terzo: sobborghi di Troia con parte delle mura di essa diroccate, per le cui rotture vedesi in lontano il cavallo di legno; nel mezzo sta il sepolcro di Ettore.
    Nell’atto quarto: piazza di Troia incendiata, torre eminente all’uno dei lati, alla quale per via di ruine si ascende.
    Nell’atto quinto: quartieri de’ Greci, tempio di Apollo.
    Le scene furono rara invenzione del signor Antonio Galli Bibiena, secondo ingegnere teatrale di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 BALLI
 
    Nel primo atto di custodi del tempio d’Apollo; nel terzo atto di ladri e di furie; nel quinto atto di greci e di troiani.
    Il primo ed il terzo ballo furono vagamente concertati dal signor Pietro Simone Levassori de la Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica. Il secondo ballo fu altresì vagamente concertato dal signor Alessandro Philebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per li detti balli del signor Niccola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.