Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 AMINTA
 
    Drama regio pastorale per musica da rappresentarsi in Firenze nell’autunno del 1703, dedicato all’altezza serenissima di Violante Beatrice di Baviera, gran principessa di Toscana.
    In Firenze, per Vincenzio Vangelisti, con licenza de’ superiori.
 
 Serenissima altezza,
    essendo nato questo mio dramatico componimento colla singolare fortuna di comparire in pubblico la prima volta in codesto cospicuo e, per ogni capo, ragguardevol teatro, io gliene doveva proccurare una seconda assai maggior della prima, col farlo uscire alla luce sotto gli autorevoli auspici di vostra altezza serenissima, di voi, dico, nobilissima e chiarissima principessa, che siete un raro ornamento non solamente del sangue, donde sortiste i natali, ma di quello ancora a cui vi ha ’l cielo congiunta e che, oltre i titoli della natura e della fortuna, avete anche quegli della virtude e del merito, tanto più stimabili quanto son meno stranieri e quanto più son vostri. Con due condizioni sì avvantaggiose avrà esso di che rendersi sommamente invidiabile agli altri deboli parti della mia penna che pure altre volte hanno avuta la gloria di essere rappresentati in codesta città, dove l’essere letterato è quasi patrimonio di nascita, e di conseguire il vostro sovrano compatimento che nondimeno è stato sempre un bel dono di quella generosa e grand’anima che in voi si ammira, non mai un effetto di alcuna menoma qualità che dal loro autore abbiano presa. L’altezza vostra serenissima, che sovente in simiglianti rappresentazioni trova un divertimento ben degno de’ suoi sublimi pensieri, lo riguardi adunque con occhio benigno, non tanto come tributo della umilissima mia divozione, quanto come parto di chi ha l’onore di averne consacrato alcun altro al sovrano patrocinio del serenissimo eccelso suo sposo, il sempre glorioso gran principe Ferdinando, vero protettor delle lettere ed illustre sostenitore delle più nobili discipline. Si assicuri finalmente che in ogni tempo sarà ’l primo e ’l principale mio voto il potermi dimostrar con l’opere qual mi rassegno, col più profondo del cuore, di vostra altezza serenissima umilissimo, divotissimo, ossequiosissimo servidore.
 
    Appostolo Zeno
    Venezia, li 15 ottobre 1703
 
 ARGOMENTO
 
    Di Euridice, regina di Tessaglia e moglie di Aminta, re di Macedonia ed avolo di Alessandro il Grande, invaghitosi Euristeo, fratello di questo monarca, né potendo ottenerne corrispondenza, accusolla di adultera al fratello. Questi, dandogli ciecamente ogni fede, diede ordine che fosse uccisa la moglie ed il piccolo Alessandro che di lei gli era nato. Di entrambi gli ordini nessuno fu posto ad esecuzione. La regina, avvisata da quegli stessi che dovevano essere li ministri della sua morte, salvossi colla fuga nella Tessaglia e ritirossi nelle delizie di Tempe. Il fanciullo fu allevato da chi avea l’ordine di ucciderlo, facendo credere al padre di averlo puntualmente ubbidito. Passarono molti anni, senza che si venisse in cognizione del fatto. Finalmente, sorpreso da mortale infermità, il traditore Euristeo svelò al fratello prima di morire il suo fallo; colla qual confessione introdusse nell’animo del re Aminta il primo affetto, che nudriva verso la regina sua moglie, e ’l disiderio di placarne ad ogni suo rischio lo sdegno; il perché con Adrasto, principe d’Argo suo amico, si risolse di portarsi a Tempe, siccome fece. Colà si finge trasportata da una burrasca di mare Elisa, principessa di Siracusa, rapita poc’anzi da certi corsari e trattenutavisi col nome di Celia, in qualità di semplice ninfa, per l’amore di lei conceputo verso il pastorello Silvio, supposto figlio di Elpino. Si finge altresì gittato quivi dalla tempesta il principe Dionisio, fratello di Elisa, alla cui ricerca era stato inviato da un ordine severo di Dionisio, tiranno allora di Siracusa. Con tali fondamenti, parte di storia, tratti da Giustino, compilatore di Trogo, parte d’invenzione, s’intreccia il drama intitolato dal suo attore principale Aminta.
 
 ATTORI
 
 AMINTA re di Macedonia
 (signor Giuliano Albertini di Firenze)
 EURIDICE regina di Tessaglia, sua moglie
 (signora Anna Maria Torri Cecchi, detta la Beccarina, di Bologna)
 ADRASTO principe d’Argo, amante di Celia, creduto pastore
 (signor Giovanni Batista Franceschini di Firenze)
 ELISA col nome di CELIA, amante di Silvio
 (signora Margherita Mencarelli di Firenze)
 SILVIO creduto figlio di Elpino
 (signor Filippo Balatri di Firenze)
 DIONISIO principe di Siracusa, fratello di Elisa, amante d’Euridice
 (signora Caterina Azzolini di Ferrara)
 ELPINO pastore, marito di
 (signor Giovanni Batista Simi di Lucca)
 ALCEA
 (signor Andrea Franci di Firenze)
 ARASPE confidente di Dionisio, che non parla
 
    La musica è del signor Tommaso Albinoni veneziano.
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Atto primo: giardino; cortile; spiaggia di mare.
    Atto secondo: cortile; bosco; capanna di Silvio; bosco con veduta di fiume in lontananza.
    Atto terzo: stanze d’Euridice; campagna orrida; antro delle ninfe.
    La scena è nelle delizie di Tempe.
 
 PROTESTA
 
    Le voci fato, deità, destino e simili prendile, caro lettore, per ischerzi e vivacità poetiche e non per sentimenti di chi professa vivere sotto l’obbedienza della santa romana chiesa cattolica.