il nostro penare o il nostro goder.
avrò nel tormento un qualche piacer.
un de’ suoi non viene almen.
e amando sospirar senza rossor,
senza poter scoprir almen l’ardor,
se in te di figlio il cor
non si deve e non si può.
d’odio armate e di furor,
e un’alma fedele ti chiede pietà.
l’afflitta innocenza trofeo d’empietà.
Se ne assolvo un con l’amor,
quegli forse è il traditor.
Tanto gelo non credo in quel cor.
questo basta per arder di amor.
ben conosco del petto l’ardor.
qui mi scordo il vostro amor.
io la pena ed io il dolor.
nel periglio del mio ben?
voi ne’ guardi ed io nel sen.
più legger mi par l’error.
Sdegni miei, che far si può?
quel crudel che m’ingannò.
in quel sen che mi scacciò.
su quest’alma, irato ciel.
il mio ben mi sia crudel.
il rimorso, lo sdegno, il furor.
e l’amica e l’amante e l’amor.
lice allor che pianga amor.
il dover d’un gran dolor.
la costanza del mio onor.
la speranza del mio amor.
più che spera, ha più vigor.
tutto avrò nel sen l’ardor.
giunger sa la forza ancor. (Si parte)
Sì, l’adoro; e credi a me
Questo è quel che dir ti so.
Del braccio l’aita, del petto l’ardir
si deve all’amata, ingrata beltà.
Più bella è la fede, più degno è il servir,
se premio non chiede, se speme non ha.
a svegliar l’antico ardor.
Mora, sì, ma sol chi errò;
Man di padre e man di re,
per giustizia o per viltà?
Quell’orror, che nacque in te,
e mia morte sarà il tuo morir.
teco forte al più amaro martir.
innocente ritorna qual fu.
l’emendarlo è trofeo di virtù.
nella pace ha il porto amor.
dolce calma al suo dolor.