Metrica: interrogazione
122 tronchi in Venceslao Napoli, Muzio, 1714  (pezzi chiusi) 
sia la fiamma del tuo cor.
il serbare impuro ardor.
questo braccio fulminò.
vola l’alma al suo tesor.
sei la pace del mio cor».
Ti voglio sodisfar. (Pone dentro la spada)
ritorno a sfoderar. (Cava la spada)
                          Mio bene, e che?
Sì che voglio ancor sperar.
Tutto ardor son io per te.
Il tuo sdegno ho da placar.
Ha di me più gran beltà.
   Lasciami pur d’amar,
   Non è per te il mio cor,
«Non mi guardi! Crudele, e perché?»
                                    Con te?
Perché mai? Dimmi, perché?
né in me fuoco v’è per te.
Nol farai giammai con me. (Partono da diverse parti)
vai togliendo da questo mio sen.
già la vittima cadé. (Casimiro volendo porre lo stile sul tavolino, vede il padre nello stesso momento in cui il padre alzando gl’occhi vede il figlio)
e più accresce il tuo dolor. (Parte seguitato da Gildo)
la mano qua. (Appoggiandolo)
più che l’altrui beltà.
Vuole il padre ch’io mora? Ahi! Che farò?
   Ombre squallide, furie di amor,
con più forte e saldo amor.
   E se teco io non vivrò,
«Oggi il tuo ben morrà».
per carità. (Alla replica Gildo fa le medesime azzioni di Gerilda)
come s’hanno tra loro a trattar.
per potere in contenti campar.

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