Metrica: interrogazione
55 tronchi in Gianguir Venezia, Pasquali, 1744  (pezzi chiusi) 
e l’amante e il vincitor.
   E più bello il rivedrò,
nell’amabile splendor. (Entra nel palanchino e condottavi da’ suoi schiavi parte, tolta in mezzo dalle sue guardie, due delle quali la copriranno dal sole con due ombrelle d’oro che sosterranno a’ due lati del palanchino)
e quanto bella in lei la fedeltà.
sotto il piè trionfator. (Giunta la macchina verso la metà dell’anfiteatro, si ferma e Gianguir parla dall’alto)
della Persia il domator. (Gianguir e Zama cominciano a scender dal loro seggio, lo che pur fan gli altri che stanno sopra la macchina)
su l’altar dell’amistà.
né il sostien giusta pietà.
rendo il cambio al traditor.
   Non mi tradir, mio cor.
anime scellerate, al mio furor.
che re mi disprezzaste e genitor. (Parte alla volta del campo. Jasingo va sopra il colle ad osservarlo)
e d’amor ritornerò. (S’incammina verso il colle, seguito da’ suoi)
scudo al mio, dov’è il suo cor. (Si ritira nelle tende vicine. Segue campal fatto d’armi, con la sortita di Mahobet dalla città, per cui Cosrovio, di vincitor ch’era prima, riman prigioniero e sconfitto)
qual sia il merto del valor.
di quel sincero amor che parla in me.

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