il cui braccio, il cui zelo (Scendendo dal trono)
l’onda fa forza all’onda,
Ti assista amor; ma temo.
Preval sempre in chi regna
reca il guardo ed il piede
la tua fiamma che or manca.
trovi un padre che t’ama;
domo è l’orgoglio e, mosso
de’ tuoi trionfi il grido
Con qual occhio, Clearco,
Principi, un grand’esempio
(Ora è il tempo. Clearco,
(Ecco Sidonia; e forse (Levandosi)
E se, qual mostri, (Sidonia legge destramente il foglio)
Appressati e qui leggi, (Gli dà un foglio)
Leggo. «Al duce Clearco».
Astarto, il regio erede».
Quest’alma, o mia regina,
Piacesse al ciel che amore
che, in disprezzo di tanti
vuoi più doverla, oh dio!
No no, mostrami ingiusta,
l’odio è breve o impotente;
Guardie, rendasi al prence
Non tardar più. I momenti,
Che fec’io? Qual disgrazia? (Cerca con affanno la lettera)
per quanto hai di più caro,
Ch’io non l’apra? Il divieto
T’ama egli forse? E forse
«Men grave, o mio bel nume,
Reo chi vuol mi condanni;
ma il tuo bel cor mi assolva».
Questa notte il grand’atto
Compagni, armisi il braccio
dell’invidia e dell’odio,
Non l’aspettar con gloria
prevenga il suo periglio.
io quel son che, per zelo
Che fai? Su, fra due mali
Sol pria concedi al labbro...
Soffro i miei con costanza
Vanne, o Sidonia, e in nome
Perdona. Egli m’è ignoto.
plaudon di Astarto al nome;
Come! Sol per salvarti...
Temo per la tua vita. (Ad Elisa)
Io traditor? (A Nino) Permetti (Ad Elisa)
Tant’empio non ti voglio.
Guardie, a voi lo consegno.
Le congiure non dissi?... (A Sidonia)
Per serbar chi ti piacque.
Se il soffri, il fai più audace.
Ingannarmi potrei? (A Nino e Sidonia)
Ami dunque Sidonia? (A Nino)
E tu l’ami del pari? (A Sidonia)
(Cessa il timor). Tal fede? (A Nino e Sidonia)
Mia bella, eccoci in porto...
Maggior legame io voglio.
Ma se avverrà che manchi?
L’impegno accetto. Or segui.
Ed or lascia ch’io stampi
Perché ascoltarmi amante?
Tutto il mio mal si sappia.
Chi può torla al mio sdegno?
Sappia Elisa che ha vinto
meco unir l’ire e l’armi.
perdea te stesso e il figlio.
Ma fra’ ceppi e fra l’ombre
Quest’ombre e questi ceppi
ti assegnò alla mia fede;
Non è ancor pago il zelo,
se non veggo il tuo soglio
Odi. A me qui Clearco. (Piano a Geronzio)
Tutto è ver, sol Clearco...
di te e del figlio. Or vedi
Ma il fio del comun fallo
Di Astarto! Sai che in esso
sappi ch’ei vive; e vive,
ma in ognun de’ tuoi cari
cerco un ribel. L’arcano,
Questo, questo è l’arcano;
Che! Non son io tuo figlio?
dimmi, per qual consiglio
prendi affetti più eccelsi;
Vien la regina. Ahi vista!
Dirlo, presente il padre,
con l’altro amiam da scherno.
Quel serve al genio; e questo
Ma se hai due cori, almeno
mia speranza, mio amore...
Guai a te. (Piano a Nino)
Ei sta confuso. (A Sidonia)
Pur non ti veggo in fronte (A Nino)
sento anch’io quel momento,
con più gioia si abbraccia.
Vedi che quasi (Ad Elisa)
Parti, o cara. Abbastanza
le andate offese; inganni,
Dal regno e, se non basta,
No, taci; un sì gran bene
ch’ei giungerà al possesso
suo regnante e suo sposo.
se regni, un gran periglio
non ti stancar, mio core.
Tanto ei più non pretende.
Ti seguo. E tu rammenta...
(Perdo Clearco). E assolvi
Non temer, son tuo scudo.
Verrà ma del tuo fallo...
Empio, e tu l’uccidesti? (A Nino)
(Ma il mio cenno non volle
morto Clearco!) (Piano a Nino)
(Ei vive). (Piano ad Elisa)
Un gran duol più non taccia.
contra il viver di Elisa?
Vuoi morto il tuo Clearco? (Ad Elisa)
Ma, Nino, chi è l’estinto?
Goda Astarto il suo trono;