Metrica: interrogazione
351 settenari (recitativo) in Andromaca Venezia, Pasquali, 1744 
Questo dardo e quest’arco
del fort’Ettore il figlio.
d’Ilio già stanche e vaghe,
fa’ ch’ei cresca alla speme
dell’Asia; e allor conosca
quanto v’invidio! A Priamo
per soffrir che tu, o donna,
Orsù, ti segua anch’egli.
Su, vieni; ed a quest’ara,
                 Treman sì tosto
              Oimè!
                             I suoi soldati
ne rendeva infelici. (Eleno va incontro a Pirro e gli parla in lontananza)
Lo farà, che, se è saggio,
Né d’ira né d’orgoglio
Va’ pur. Della tua schiava
                 Giusto è che spento
sia in lui d’Ettore il seme.
io il so... (Eumeo esce e osserva attentamente Ulisse in disparte)
                   Mio re, mio Ulisse,
Stranier, chi sei? (Ritirandosi alquanto)
                                  Con questo
ciò che chiede il mio sdegno.
che tu, in onta de’ patti,
pria che il morso e il veleno
Buon per me che a dar leggi,
l’arbitrio. D’Astianatte
                            No. Ancora
che tu e Cassandra, entrambi
                                      In Argo
                  Che a me sia noto
mi offrissi e ancor più regni,
Oh, se l’incontro e al fianco
                                Nel sacro
Sì, ch’ei non tolga un giorno
porgo, a te i preghi umili...
Che non fanno i lunghi anni?
Guardo l’un, guardo l’altro;
                      Ubbidite.
Eh, non d’Ulisse il cenno,
O il piacer che ho in mirarti
De’ nuovi oltraggi, o donna,
Ma condannato a morte, (Voltandosi verso Telemaco e sorridendo)
quel picciol astro, ond’egli
che in ogni sasso un qualche
                     Ah, lo segui!
                                 Oh sempre
               Tu taci? Eh, troppo
                       E quivi a’ numi
                               E dopo
Tutto sia pronto. All’opra
                               Un amore,
                                Mio forte
Or vanne e de’ miei scherni,
Pirro, il figlio d’Achille,
T’inganni. In faccia a’ numi
che questa destra istessa, (Traendosi di seno uno stile)
ragion; ma in quella il sesso
con l’altrui sangue. Andiamo.
Ma... Il dirò pur, che dirlo
Oh a me ingrata! Oh a te iniqua
non puoi, che a chi vuol morte
                    T’apre il cielo
Pirro e s’egli era un degno
Tal ei non è che un’altra
Ma che risponde Ermione? (Si avanza verso Ermione)
e un dì queste, che or sono
Non più indugio. Alle navi.

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