tutta affanno e tutta amor.
Crude belve, oscure selve,
a voi torno e forse avrete
Occhi belli, occhi vezzosi,
benché fieri e disdegnosi,
Che, se foste a me pietosi,
di morir nel vagheggiarvi.
O gran dee, che custodite
queste selve e questi fiori,
e l’amor de’ nostri cori.
O gran dee, che custodite
queste selve e questi fiori,
e l’amor de’ nostri cori.
O gran dee, che custodite
queste selve e questi fiori,
e l’amor de’ nostri cori.
Non i campi il nembo sordo
non gli armenti il lupo ingordo
Vien serpendo nel mio petto
che consola il mio cordoglio.
Col piacer della speranza,
va perdendo il fiero orgoglio.
Nasce amor da un fral diletto;
e un vil ozio, un cieco affetto
non sa solo amar Narciso.
Narciso. (Sentendo chiamarsi, si guarda intorno e, non vedendo alcuno, segue il suo canto)
mai pietà l’altrui dolore;
né m’incanta un bel sorriso.
non sa solo amar Narciso.
La pietà, che giura il labbro,
nega il ciglio e mi spaventa.
ma in conoscer qual tu sei,
Per non farti insuperbir,
dirò al labbro e dirò al cor
che, ascondendo il suo dolor,
Lascia il cor nel suo riposo.
Rendi al core il suo riposo.
A’ miei pianti, a’ miei lamenti
piangon pure i sassi e l’onde;
chi è cagion de’ miei tormenti
sol non piange e non risponde.
Sol io, pien del mio cordoglio,
torno ancora a quella fonte
ch’è cagion del mio penar.
Sole amato, e dove sei? (Entra nel bosco in atto di cercar Eco)
Dove ascondi ’l bel sembiante?
Qual di queste ombrose piante,
qual ti tolse agli occhi miei?