ti consiglio a tolleranza
con l’idea di un maggior bene.
Imperfetto è quel diletto
che non costa alla speranza
un soffrir di lunghe pene.
senza speme e senz’affanno.
Or con speme entrò nel core
fredda smania e rio timore;
e del vario incerto affetto
odio il bene e sento il danno.
Sprezzo un regno e sono amante
di un bel volto e di un bel core.
Ma se il cor trovassi infido,
tosto il core ed il sembiante
Luci belle, un tempo amate,
a pietà, più che a timor.
Se vi cedo al ben di un regno,
tanto sdegno in me perché?
io pur fui del vostro amor.
Dissi al cor, dal primo istante
che beltà lo rese amante:
«Di amar lascia o in te si avvezzi
egli soffre oltraggi e sprezzi
Se anche un guardo involerà,
Tu ad amor non dai ricetto;
e in custodia del tuo petto
Te felice! Oh, dal tuo core
prenda esempio ogni beltà.
che seguendo e quella e questa,
questa e quella a lui sen fugge.
Qua e là gira e l’occhio e il piede.
Fiuta, anella e torna e riede,
sinché stanco in sul terreno,
di lassezza egli vien meno
e di rabbia si distrugge.
dell’eroe che lo atterrò.
S’ami dunque e più non sia
Sprone amore è alle grand’opre
e sia premio anche a valor.
Bianca man, chiedo a te morte,
Occhi, a voi non chiedo pianto,
che negaste, avari tanto,
anche un guardo a cor fedele. (In replicando l’aria s’inginocchia e prendendole la mano gliela bacia; ma lei ritirandola e scostandosi da lui, esso rimane inginocchioni)
cambio vuol d’alma con alma
già vicina a perder vita,
Per lei pianto è crudeltà.
sempre ascoso a’ rai del dì,
Addio, ingrata. (Fiero a Sirita) Non risponde. (A Romilda)
Sì, ti lascio. (A Sirita) Non mi arresta. (A Romilda)
Sì, per sempre ti abbandono. (A Sirita)
E non trovo ancor pietà. (A Romilda)
Sarò d’altra. In pace resta, (Fiero a Sirita)
se un’ingrata aver può pace.
Fingo sdegno e l’ empia tace. (Piano a Romilda)
Voi sapete, occhi vezzosi,
che non amo altri che voi.
I suoi dardi a’ vostri sguardi
temprò amore; e che fe’ poi?
Me bersaglio a’ colpi suoi.
Non si stenda a un popol solo
il piacer che l’alme inonda.
Gloria e amor da polo a polo
e lo porti e lo diffonda.
In applauso a sì bel nodo
stuolo vien dal Tebro invitto.
Asia dice: «Anch’io ne godo»;
«Ed anch’io» l’adusto Egitto.
Sei pur mia, tanto più caro...
Sì, son tua, tanto più caro...
Non mi unisce a te consorte
altrui legge o cieca sorte
Degni sposi, illustri amanti,
chi mai fia che onori e canti
vostri pregi e vostri amori?
Gloria e fama il più ne tace;
troppo a noi parria mendace
tutti in dire i vostri onori.
Degni sposi, illustri amanti,
chi mai fia che onori e canti
vostri pregi e vostri amori?
Gloria e fama il più ne tace.
Troppo a noi parria mendace
tutti in dire i vostri onori.