Nel tuo sen, crudel, vorrei
ma si oppone a’ sdegni miei
la virtù, non mai l’amor.
Empia sorte, a me togliesti
Ma non nasce il mio dolore
Quel che piango è un maggior bene,
A questi occhi giunse un dì
e per gli occhi in sen mi entrò.
se ne uscì con essa il cor
Nel furor de’ suoi deliri
trovo ancor la sua beltà.
dice a me che i miei sospiri
son di amor, non di pietà.
Stelle, voi che de’ regnanti
le fortune in ciel reggete,
l’innocenza de’ miei pianti,
già respira e più non teme.
Tromba in campo e spada in guerra
più non armi i suoi terrori.
Abbiam pace, abbiam vittoria.
Volto il ferro in miglior uso,
sol le glebe apra alla terra
Dania invitta, alla tua gloria.
Quando un’alma non è in calma,
Or prepara amor due dardi
e sen viene al vostro cor.
E per darvi eguale ardor,
nel balen de’ vostri sguardi
due facelle accende amor.
Quante belve han queste selve,
tante furie ha questo petto.
(Che vegg’io? Qui Veremonda!)
Si cancelli un sì bel nome
e da’ faggi e dalle rupi.
Quando io torni, voi vedrete
che il baleno, il lampo, il folgore
meco in terra io porterò.
il terror, la strage, il fulmine
e la morte in pugno avrò.
Meglio intendi un dolce affetto
e saprai che non ti offende.
Non è oltraggio ma rispetto
quel desio che in me si accende.
Prestar fede a chi non l’ha,
Quando crede a un falso core,
Hai bel vezzo, hai bel sembiante;
ma non sempre a labbro amante
dei dar fede e lusingarti.
Facil cede alma che crede;
e più vinci in men fidarti
di chi giura di adorarti.
sconcertato tutto il mondo.
Di’ a quel monte che si abbassi,
sì, ti ascolta questo cor.
che nel petto ancor si asconde,
Tu nel sen la fedeltà. (A Siffrido)
Allo scettro, al regno, al soglio
sotto il peso del suo orgoglio
Non dirò che ancora io v’ami
e che il cor più non vi brami,
Fra ragion, che sa il dovere,
e beltà, che fa il potere,
non sarà per te, mio bene.
sì, che avrà qualche pietà
Il crudel ti vuol sua preda;
in periglio è il caro amante.
o spietata od incostante.
L’una e l’altra è più che morte.
Alma mia, ti vo’ più forte.
mille e mille sieno i baci
Va’, se puoi, tradisci un figlio,
perché viva un reo consorte.
Ed il cieco tuo consiglio,
che sinor fu il suo periglio,
sia pur anche la sua morte.
Qui di Bacco nella reggia
si festeggia il dio di amore.
Qui di Astrea vicino al soglio
per l’orgoglio il mio valore.
Qui di Bacco nella reggia
si festeggia il dio di amore.
Sul mio crine amore e sdegno
Negli amplessi del mio bene
e col sangue dell’indegno
Stelle, dei, vassalli, amici,
terra, ciel... tutti ho nimici;
ho nimico anche il mio cor.
voi non siete il mio terror.
Il mio cor sol mi spaventa