Pria che padre assiso in soglio
a punir de’ rei l’orgoglio
al tuo sdegno, al tuo furore
Ti consiglio a far ritorno,
Come va dal bosco al prato
vola l’alma al suo tesor.
«Frena, o caro, il tuo gran duolo,
sei la pace del mio cor».
Col piacer che siete miei,
Se il mio sol, cara, tu sei,
più del dì l’ombre serene
Come il ciel cangia vicende,
così cangio anch’io l’amor,
che più dolce amor si rende
nel cangiar l’oggetto al cor.
Per saper s’io sono amante
basta sol per breve istante
Coi lor guardi afflitti e mesti
D’ire armato il braccio forte
Duolmi solo che il rivale
sotto il brando mio reale
Cara parte di quest’alma,
torna, torna a consolarmi,
All’armi, all’armi. (Cava la spada)
brami piaghe e vuoi svenarmi?
Son regina e son tradita,
il mio onore e la mia vita
Nel tuo figlio è la mia sorte;
o il crudel mi dia la morte
Spesso vola un basso affetto
a oscurar d’un rege il seno.
Ma se impera Astrea sul trono,
col rigore o col perdono,
Con le donne, o folli amanti,
mai non fate il bell’umore,
perché alfin ce la perdete.
Sotto i nostri guardinfanti
se da voi vien stuzzicato,
per te ognor soffrendo va.
già la vittima cadé. (Casimiro, volendo porre lo stile sul tavolino, vede il padre nello stesso momento in cui il padre alzando gl’occhi vede il figlio)
per te riede nel mio cor;
(ma saprò, già vendicata,
poi seguirti ombra adorata
tutta fede e tutto amor).
Da te parto e parto afflitto,
Ma poi tacqui il dolce nome
che più aggrava il mio delitto
e più accresce il tuo dolor.
Questa prova del mio amore
il primiero estinto ardore
forsi in lui risvegliarà.
Date morte... Ah no, fermate
che dir possa lagrimando:
Sei la calma del mio cor.
con più forte e saldo amor.
Ed io torno al primo amor.
la fortezza il core amante
da me il mondo apprenderà.
tempo e sorte, amor e fé.