Metrica: interrogazione
71 ottonari in Temistocle Vienna, Cosmerovio, 1701 
   Porterò con greca spada
le mie leggi al greco regno.
   E farò ch’ei vinto cada
da una man che fu altre volte
la sua gloria e ’l suo sostegno.
   La cagion de’ suoi martiri
   Ma se avvampo e fatta amante
   Se io potessi al caro bene
con le labbra mi legò. (Qui s’apre da tutti due i lati il gran padiglione, nel cui mezzo si vede un regio trono sontuosamente alla persiana addobbato)
   Spargerò tutto il mio sangue
   E per te cadendo esangue,
   Se un amico a me rendete,
meco ingiuste più non siete.
   Ho pietà d’un core amante,
perché bramo anch’io pietà.
   Quanti nodi e quanti ardori
stringa e desti un bel sembiante,
   Regi affetti, ove tendete?
   So per chi, se ben nol dite,
S’egli è degno, a che tacete?
S’egli è vil, perché l’amate?
   Addio, pensa e poi risolvi.
   sciegli vita o sciegli morte;
   Quando il bene è a noi vicino,
   Dal livor, che freme in corte,
   Là ritrova e là sostiene
più nemici, allorch’è forte,
e più macchie, allorch’è pura.
   Che un gran merto in debil core
   Se vi aggrada il pianger tanto,
   Parto, o cari, e da voi chiedo
   Dagl’inviti de’ pensieri
   Che ministri fian di pene,
   Del sovrano eroe d’Atene...
                S’oda...
                                In ogni lido...
                               Eterno il grido.
   de l’Egeo ne l’onde ultrici

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