in fede la costanza e son contento.
di conforto mi sia, non di spavento.
la fede e la costanza oppor saprà.
scherzo de’ sordi venti, errando vassi.
forza è che rompa alfin tra scogli e sassi.
e di nimica mia falla mia sposa.
quel cor che tutto in te vive e riposa.
rigetterò su te la mia discolpa.
sinché la tua amistà si fe’ mia colpa.
Salvate il vostro amore, o luci belle,
e poi godete in esso ed egli in voi.
Ch’io dal cieco furor di rie procelle
tor non posso al naufragio i giorni suoi. (Scipione si ritira in disparte ma in sito dove può esser veduto da Sofonisba e non da Luceio)