l’impero di beltà sovra de’ cori.
eguali all’onte mie né a’ miei furori.
pace non trova più né più diletto.
dell’egra sua vecchiezza il tristo oggetto.
Vedrò senza furor pria tigre offesa
che senza sdegno in sen beltà oltraggiata.
E vedrò senz’ardor pria fiamma accesa
e pria senza velen serpe calcata.
Sì, ch’egli è Amor che dorme in molli piume;
d’arder e di piagar serba il costume.
Nudo di strali è l’arco, i rai lucenti
cor mio piagato ed arso, il suo gran nume.
in notte eterna, in sempiterno orrore.
Odio sol resta a chi ha perduto amore.
Cocito varcherò torbido e rio.
non troverò dolor che agguagli ’l mio.
Lascia la spoglia fral. Vien più giuliva;
vien nova dea d’amor, Psiche vezzosa.
E s’io ti fo immortal col farti diva,
ti fa più lieta Amor col farti sposa.