l’odio e l’ira e già tutto ne avvampo.
un gran torto a voler la vendetta,
un gran rischio a cercarne lo scampo.
Non è degno d’amar quel sembiante
chi regnante nel soglio non l’ama.
Vago seno che gli ostri non cinge,
biondo crin cui corona non stringe
men vezzoso e men bello si chiama.
Tardi siete, rimorsi, tacete;
darvi fede è periglio o viltà.
Con l’indugio voi tor mi potete
la vendetta, l’onore e la vita;
e crudel mi è la vostra pietà,
Rea di morte? Crudele, perché?
Se delitto può dirsi la fé,
l’ire assolvo di chi mi condanna.
Ma se colpa la fede non è,
per qual legge perversa e tiranna
vuol punirla quel perfido in me?
Rea di morte? Crudele, perché?
Vibro il ferro, lo piago, lo sveno.
Un pensiero vendetta mi grida;
ma l’amore risponde di no.
Or la bramo, or la voglio, or mi pento;
e agitata da doppio tormento
senza pena risolver non so.