Metrica: interrogazione
87 sineresi in Meride e Selinunte Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
nell’amor di Ericlea mi son rivali.
                                   Deludi il fasto
idea d’alta fortuna i tuoi pensieri.
né detraggo né invidio. Abbian la lode;
La beltà di Ericlea. Deh! Questa, o sire,
A me venga Ericlea. Tu qui in disparte
perché darti, Ericlea? Nella mia reggia
esser potea ch’io vi perdessi il mio.
Meglio pensa, Ericlea. Chi re consiglia...
le nozze di Ericlea, s’altri le chiede.
Pur se alcuno in tua gloria aver dee parte,
senza lui non cadean. Vinta ogni guerra,
Non dee vostra virtù lasciarmi ingrato.
                                     Di fiamma eguale
e la cara Ericlea dona al suo amore.
Non ha prezzo Ericlea né tu ami Areta.
Non lo sappia Ericlea, ch’ella più altera
L’inganno mi dorria più che il disprezzo.
Mite le irriteria. Sappi, o Nicandro,
misero ti farian più che non sei.
e non confondo il reo con l’innocente.
e all’amica Ericlea mal lo tacesti.
Eh! Siam ambe, Ericlea, di amor nel laccio.
E oggetto del disio farne un rifiuto?
della cara Ericlea stupido a’ mali.
È tuo acquisto Ericlea; ma della nostra
Il re me lo dovea. Chi non l’ottenne
Merito ei non avea?... (In atto di por mano alla spada)
                                          No, Selinunte. (Lo ferma)
Viver potea giorni tranquilli e lieti,
Ericlea mi chiedeste e me ne increbbe.
Promessa altrui, dovea negarla a tutti.
Ericlea ricusai. La tolsi a un solo.
Se l’amor di Ericlea tanto era forte,
io pur te la cedea. Perché un rifiuto
A’ mali di Ericlea pietà si dolse;
Se sull’ingiurie tue tacea il mio sdegno,
Tutto era poco. Io non sapea l’ucciso
e all’uccisor porgea le braccia e allora
potea farmi obbliar le andate offese,
                                        Nicandro, e dove,
Cadrà sotto la scure il non reo capo.
Il tuo arcano io sapea; ma a te lo chiesi,
                             Nicandro...
Mira, Ericlea, chi a te rivolge il passo. (Le mostra Meride che, veduta di lontano Ericlea, si avanza verso di lei)
dal tuo amor attendea. Meride ingiusto,
Potea Meride vil darti all’amico,
Non di Ericlea l’amor, non il comando
vendicava Ericlea. Meride il tenne.
Sia il caro amico ad Ericlea consorte.
Orsù, resta, Ericlea; rimanti, ingrata. (Fiero)
                                                     Ascolta. (Lo ferma)
                                          Là ti precedo,
Vanne, Ericlea. Seguir tuoi passi è rischio.
ma costretto da te che reo ti festi
                                      Lieto ei festeggia
                                    Pietoso ufficio
chiedea la sconsolata. Esso l’adempie;
Già temea di punirlo. Or vo’ che mora.
Ma il padre è già in obblio. Rotta è la fede,
e ti obblii nel dolor. Se in Selinunte
Deluso ei fu. Temer dovea. Sé stesso
e dolente e costretto. Astrea, che il volle,
                         Mio sire...
Intendo. Ei dee morir. Sulla sua pena
Né spergiuro ei ti obblia. Ben li sei giusto.
rea per soffrirla o generosa io sono.
                      Eccovi il reo.
                                                Meride!
                                                                  Io sono (Areta sopravviene)
Per sempre ei mi rendea vile ed infame.
Selinunte, Ericlea, cara a voi sia.
lo farà suo. «Dea» le dirà Virtude

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