Metrica: interrogazione
37 sineresi in Alessandro Severo Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
tutto fu invano. All’imeneo funesto
È pago il fasto ed io volea l’onore).
Giulia vedean la curia, il foro, il circo.
Orgoglio altrui mi ti avea tolto. Io trovo
bacio ancora l’idee di quell’affetto,
Ma la rea seduttrice io vo’ punita.
Altre chiome, altre luci avea la bella,
che più darti potea dopo il mio figlio?
Dovea molto alla madre anche Nerone;
ma un amor da Poppea temo in costei.
Giulia trovò l’eroe ma non il padre.
Giulia il saprà. Ma qual trofeo, qual gloria
col sangue reo di un’innocente il pianto?
a Sallustia si sveli ’l reo disegno.
sedea sovrana; e pur lo soffro in pace,
stupida m’abbian resa e non li senta
Se il reo mi occulti, il benefizio offendi.
Chi asconde il reo, l’altrui delitto approva.
ei trar volea l’accusa. Io lo rattenni.
si trascura il dover; si obblia l’amore.
questo diasi al silenzio ultimo assalto
Dissi quanto dovea. Lascia ch’io parta.
(Tutto lo tradiria, s’io lo tradissi).
vendicarmi potea? Trar la tua colpa
poteano l’ire mie? Tacqui, o infedele,
Più non giova tacer. Sei rea col padre.
Figlia, abbastanza rea sei del mio sdegno.
se di un padre infelice e reo per voi
Ma se Giulia peria, dov’era il figlio?
che in te fede più avea, tu più tradirmi?

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