Metrica: interrogazione
41 sineresi in Venceslao Pesaro, Gavelli, 1724  (recitativo) 
Venceslao sempre invitto, il di cui cenno
non dee lasciarmi ingrato.
che un reo vassallo arma di un re lo sdegno
                                        Lo sa il tuo core.
meritar ben dovean miglior mercede.
non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
Senza disio, senza speranza, io t’amo...
Voglio esser reo né posso.
purgai quanto d’impuro avea nell’alma.
Io mi credea che di Erenice al nodo
io moria per dolor della tua morte.
Così Ernando, così dee sol morire.
amar potea l’un de’ tuoi figli?
                                                       Amore
coglier dovea; l’ora vicina e d’ombre
                                      Quando tu ’l sappia,
                        Ma reo.
                                         Natura offendi,
Venceslao vive e tu perdesti il padre.
                                               (O dei, che pensa?)
Son misero, son reo, son fratricida,
la sorte mia? Dovea morire...
                                                      Eh lascia
che dee passar nel sen del figlio, ha prima
                                Parmi
                                  Al sol pensarvi io tremo,
Più Venceslao, più genitor non sono.
                            E senza
Sarò più reo, perché tu sii più giusto.
non reo ma generoso. Un cor vi porta
vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
non fellonia. Di Venceslao nel figlio
amò sol Venceslao, non Casimiro.
non mai figlio rubel, non reo vassallo.
il popolo ti acclama. Io reo ti danno
destinate per me sieno tue glorie.

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